vista sant'Egidio

Come Raggiungerci

IN AUTO O IN PULLMAN
(autostrada A4 Milano-Venezia)
Si esce dal casello di Capriate. Alla rotonda, appena superato il casello seguire le indicazioni per Sotto il Monte Giovanni XXIII: prendere la seconda strada a destra; dopo circa 12 km a Calusco quando la strada termina con una rotonda, prenda a destra (ancora la seconda) seguendo le indicazioni. Giunti al semaforodi Carvico, dopo poco più di un km, svoltare di nuovo a destra. Dopo poco meno di 2 km immettersi nella corsia di svolta a sinistra (è la prima) con l'indicazione Sotto il Monte Giovanni XXIII. Proseguire verso il centro del paese e alla prima rotonda svoltare a destra lungo via Aldo Moro e dirigersi verso la località di Botta. Quando la strada si interrompe, girare a destra per la strada in salita. Al bivio prendere a destra per via Fontanella e salire per circa un km.

MEZZI PUBBLICI
Prendere il treno o il pullman per Bergamo. Fuori dalla stazione ferroviaria del capoluogo orobico uscendo sulla destra oltre il piazzale si trova la stazione delle autolinee. Prendere il pullman della linea Locatelli in direzione Brivio o Capriate San Gervasio. Il percorso dura circa 45 minuti. Una fermata a Sotto il Monte è all'imbocco di via Aldo Moro. Proseguire a piedi lungo via Valsecchi per circa 1,5 km e poi salire la collina, prima per via Botta poi per via Fontanella, per circa 20 minuti.

CHI VIENE IN AEREO
Scalo all'aereoporto di Bergamo Orio al Serio. Dall'areoporto c'è un servizio di linea ATB, che collega, con corse ogni 15 minuti, l'aereoporto con la città di Bergamo, dalla quale si prosegue in taxi o in pullman, come indicato sopra.

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nebbia e natale, e divagazioni

A natale si racconta. La propria vita, i propri rimpianti e le gioie, accanto ad un camino. Il mio racconto è questo. Voi trovate il vostro, per chi vi starà accanto al fuoco di Natale: quello con la maiuscola.        

Dal mio paese passava il tram di Monza. Lo chiamavano il Gambadilegno: avanzava zoppicante, e molto pigramente. Poteva fermarsi senza tremori sindacali, se un tranviere incrociava sui binari una bella contadina carica di gerle:
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la nostra vita è largamente intrecciata a quella degli altri

Quando il foglio che hai davanti resta più bianco del solito, occorre rassegnarsi ai momenti in cui articolare un pensiero è difficile. O perché impediti da uno stato d’animo che galleggia tra vuoti e pieni; o perché ne sei emotivamente troppo avvolto: e scivola via, come un’anguilla tra le mani, il filo conduttore. Per non lasciare vuota questa pagina, trascrivo le note che ho preso negli ultimi mesi: foglietti sparsi, compilati su un bus, o sopra un libro, o tra le colline di St. Paul nel Nizzardo, ultima tappa estera di un ministero di consolazione.
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gli occhi di Dio e i nostri

Non è che lo stare a letto sia sinonimo assoluto di riposo. Ci sono giornate in cui ti puoi permettere di restare fuori dal mondo, se il cielo è grigio di pioggia e gli impegni possono essere sospesi. Sono giornate che rendono molto a uno svago libresco, soprattutto se hai un ottimo e corposo giallo da scalare. Ma se a letto ci devi stare per un malanno, il dono della lettura, anche al più appassionato, si sottrae quasi del tutto. Sbocconcelli i libri che ti portano
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la meraviglia delle sorgenti

Non la prima e unica volta, ma per ben sei volte gli uomini hanno messo piede sulla luna. Nel ricordare, sull’ultima lettera, quando è incominciato il mio essere prete, è avvenuto quel che succede quando quarant’anni di vita si assommano ai primi venticinque: si ricorda tagliando alcuni contorni; e il mettere a fuoco un avvenimento quasi costringe ad assolutizzarlo facendolo essere un evento, l’evento della propria vita. In cose così, non è che si bari:
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l’impronta che non si cancella mai

Ero stato ordinato da poco meno di un mese, quando l’uomo raggiunse la luna. Per la prima e unica volta. Ma allora eravamo – quelli di noi che c’erano – sospesi nello stesso vuoto dei tre che stavano per realizzare“il gigantesco balzo dell’umanità”. Perché il bello e l’incantevole era che ci si stava davvero buttando sull’inconoscibile: un conto sono gli studi a tavolino, e un conto è toccare il suolo con i propri piedi. Un conto è fotografare a distanza – come
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vergin di servo encomio e di codardo oltraggio

Naturalmente non c’entra Napoleone, tanto meno la correttezza del Manzoni che lo canta in morte. Semplicemente un contributo all’autoritratto che ciascuno ha diritto di lasciare di sé, magari esagerando le proprie qualità e attenuando i difetti. Ma da dove viene ‘sto bisogno di attestazione? Da nulla in particolare. Solo che piace opporre - alle parzialità di giudizio di alcuni frequentatori delle nostre congregazioni, parrocchiali e diocesane - una cornice che
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di che colore è la pelle di Dio?

A metà degli anni sessanta spirava il vento kennediano delle nuove frontiere: e una folata incantevole di quel vento arrivò pure nella nostra città. Aveva la faccia pulita (così ci sembrò) di aitanti giovani americani, europeidi e afro, ipernutriti e palestrati al punto giusto, dotati di un dentrificio - per noi ristretti tra i Binaca e i Chlorodont - dall’insolito sapore. Americano, appunto: e cioè il meglio, il massimo dell’aspirazione per gente di provincia come Leggere di più


tre Vescovi nella nostra storia

Non si potrà dire, quest’anno, che le stagioni non ci sono più: a farci minacciare, a giorni alterni, o dalla desertificazione o da imminenti glaciazioni, a seconda delle scuole di pensiero, grette come la durata su cui misurano i loro dati: e a richiamare finalmente che le ere di mutazione sono ben più ampie delle ipotesi calcolate su brevi decenni. L’inverno ha avuto il suo corso, freddo e neve nella giusta misura, a riscaldare la terra di sotto;
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