Storia del Santo
Sant’Egidio (fr. Gilles)
VII/VIII sec. ? – eremita – festa 1 ° settembre
«Il beatissimo Egidio è il più sollecito di tutti i santi a giungere in soccorso dei bisognosi, dei tribolati e degli afflitti che a lui si rivolgono»: così la Guida del pellegrino di Compostella (Codex calixtinus, V, 8) presentava questo antico eremita a coloro che, diretti al celebre santuario della Galizia, giungevano lungo la via tolosana alla tappa obbligata di St-Gilles-du-Gard, nella regione di NT-mes. Qui, sul finire del secolo XI, una nuova basilica era stata costruita sull’antica cripta che conservava il corpo di Egidio, racchiuso in una tomba d’età merovingica, ma la cui iscrizione risaliva al X sec.La più antica recensione della Vita, databile appunto al X secolo (BHL I, 93), narra che Egidio, venuto in Gallia dalla Grecia, suo paese d’origine, dopo una breve sosta in Provenza si era ritirato a vivere vita eremitica in un luogo deserto della Settimania, in compagnia soltanto di una cerva che gli forniva il suo latte. Durante una battuta di caccia l’animale si salvò perché Egidio fu colpito al suo posto da una freccia scagliata dal re dei goti, rimanendo ferito a una gamba. Il sovrano donò allora all’eremita delle terre sulle quali egli costruì un monastero di cui divenne abate. Diffusasi ormai la sua fama di santità, Egidio fu invitato dal re dei Franchi, Carlo (certamente Carlo Magno nella mente dell’agiografo), che lo supplicò di pregare per ottenergli il perdono di una colpa che non osava confessare a nessuno. La domenica successiva, mentre celebrava la messa, apparve ad Egidio un angelo che depose sull’altare un biglietto sul quale era scritto il peccato segreto del sovrano, che potè così venir perdonato.
In seguito Egidio si sarebbe recato a Roma per porre il suo monastero sotto la protezione papale, ottenendo dal pontefice privilegi che sottraevano il cenobio ad ogni altra ingerenza. Morì poco dopo il ritorno da Roma, nella notte del 1° settembre.
Le incertezze e le contraddizioni del racconto agiografico rendono difficile qualsiasi precisa connotazione storica del personaggio, e permettono soltanto di affermare che Egidio fu un eremita o un monaco vissuto nella regione di Nìmes, forse tra VII e VIII secolo, del quale non si doveva conoscere ormai più nulla quando, a partire dal secolo X, lo sviluppo del monastero che ne custodiva le reliquie diede al suo nome una vastissima fama. I monaci di St-Gilles-du-Gard, con l’accrescersi dell’importanza del loro cenobio, tentarono ripetutamente di sottrarsi alla giurisdizione esercitata su di loro, certamente ancora nel IX secolo, dai vescovi di Nìmes. Ciò spiega probabilmente l’inserimento nella Vita dell’episodio del viaggio di Egidio a Roma e la successiva presenza tra i documenti del monastero di due bolle pontificie — rivelatesi in modo evidente dei falsi – con le quali nell’878 papa Giovanni VIII avrebbe ristabilito nei suoi diritti, violati dai presuli di Nimes, l’abate di St-Gilles, basandosi sulla presunta donazione del cenobio fatta dal fondatore alla Santa Sede.
Il culto di Egidio conobbe nei secoli X-XIII una dimensione europea. Reliquie del santo si trovavano in varie località della Francia (in particolare nella chiesa di St-Sernin di Tolosa), del Belgio e della Germania, mentre almeno quattro monasteri pretendevano di conservarne l’intero corpo. Egidio fu invocato contro un gran numero di malattie (dalle febbri malariche alla follia ai terrori notturni) e fu considerato patrono delle genti di mare, dei pastori e dei mendicanti (in Inghilterra degli zoppi e dei mutilati, con riferimento alla ferita ricevuta alla gamba per salvare la cerva), tanto che nel XIV secolo entrò nel novero dei 14 «santi ausiliatori».
Mentre la cerva divenne uno degli attributi iconografici più diffusi del santo, l’episodio del peccato segreto di Carlo Magno fu tra quelli che maggiormente colpirono la fantasia: lo si ritrova raffigurato in una vetrata della cattedrale di Chartres e sulla «cassa delle reliquie» custodita ad Aquisgrana. La festa si celebra il 1° settembre.
BIBL.
AASS Septembris, I (Venezia 1756), 284-304; AB, Vili (1889), pp. 103-120; BHL I, nn. 93-98, pp. 17-18; F. BRITTAIN, Saint Gilles, Cambridge 1928; E. MALE, L’ari religieux du XIII’ siede en France, Paris 1948, p. 626. BSS, IV, 958-959.D. TUNIZ in Il grande libro dei Santi, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 1998, vol. I, pp. 574-575.