Priorato (XI-XIV sec.)

Priorato di Sant’Egidio (1080 – sec. XIV)

(da CIVITA-www.lombardiabeniculturali.it)

Priorato cluniacense maschile. La fondazione del priorato di Sant’Egidio risale al 1080 e alla volontà di Alberto da Prezzate, che nel 1076 aveva dato origine al monastero di San Giacomo di Pontida (Tagliabue, Chiodi 1960, p. 14). Il 13 gennaio 1080 Alberto donò “pro anima” a Cluny una terra sul versante sud del monte Canto, dove già c’era un monastero in costruzione, affinché fosse istituito un cenobio in onore di Sant’Egidio (Spinelli 1979-1981, p. 508; Lunardon 1979-1981, p. 160). Nella donazione Alberto ricordava l’intento “pro anima” suo e dei suoi parenti tra cui Teiperga, a cui viene attribuito lo “status” di effettiva fondatrice del cenobio (Lunardon 1979-1981, pp. 160-162; Tagliabue, Chiodi 1960, p. 14). Secondo la tradizione, Sant’Egidio avrebbe ospitato fino al 1180 una comunità femminile, sostituita in quell’anno da una comunità maschile (Lunardon 1979-81, pp. 160-161; Tagliabue, Chiodi 1960, p. 15). Il primo secolo di vita del priorato di Sant’Egidio è caratterizzato da un grande fervore religioso, secondo la tipica spiritualità cluniacense (Lunardon 1979-1981). Per quanto concerne il patrimonio monastico, esso andò consolidandosi nel corso del XII secolo, concentrandosi in gran parte nel bergamasco: tra le donazioni che aumentarono i beni di Sant’Egidio si ricordano quelle del vescovo di Bergamo che nel settembre 1178 rinunciò a favore del priore Lanfranco alle decime spettanti all’episcopato sul monte Bota; di Bonifacio Suardi, canonico della cattedrale di Bergamo, che nell’agosto 1180 donò a Fontanella delle terre appartenenti alla chiesa di San Martino a Brembate; di Guala vescovo di Bergamo, che nel 1193 donò al monastero importanti beni nei territori di Mapello e Valtrighe (Lunardon 1979-1981, pp. 177-178; Tagliabue, Chiodi 1960, pp. 14-27). Per quanto concerne la vita interna di Sant’Egidio nel corso del secolo XII, il documento del 1178 di cui si è detto riporta anche la consistenza numerica della comunità: in quell’anno dimoravano a Fontanella dieci monaci, più il priore e quattro conversi. Nel XIII secolo la storia del priorato di Fontanella è caratterizzata da una serie di disordini e problemi interni alla comunità, a partire dal 1236, con il priorato di Gerardo da Mapello (Pesenti 1988 a, p. 111; Tagliabue, Chiodi 1960, pp. 29-30). Nel 1259, divenuto nuovamente priore, Gerardo osservava un comportamento non degno del suo ruolo (Lunardon 1979-1981, p. 169). A Gerardo si deve imputare l’idea dell’omicidio nel 1282 del priore di Pontida, Bonifacio Torre, che stava indagando sulla crisi di Sant’Egidio e sull’operato del suo priore. Bonifacio fu ucciso da un converso di Fontanella (Lunardon 1979-1981, p. 169) su istigazione dello stesso Gerardo (Pesenti 1988 a, p. 111; Lunardon 1979-1981, p. 169). Nel 1296 compare a Fontanella Guglielmo d’Alvernia, primo priore francese, inviato da Cluny a porre un freno alla decadenza del priorato bergamasco (Tagliabue, Chiodi 1960, p. 31). Guglielmo si occupò della crisi dell’ente e nel 1308 fece redigere un importante inventario di beni del monastero. In quell’anno la comunità era composta da dodici monaci, di cui cinque sacerdoti, e quattro conversi (Lunardon 1979-1981, p. 170; Tagliabue, Chiodi 1960, p. 32): “dobbiamo pensare che il monastero di sant’Egidio attraversasse una grave crisi di spopolamento e decadenza” (Tagliabue, Chiodi 1960, p. 31). Di carattere negativo sono le ulteriori notizie su Sant’Egidio. Guerre e disordini tra guelfi e ghibellini nella bergamasca insidiarono anche Fontanella e i monaci si trasferirono “propter gueram” da Fontanella a Bergamo, nella sede cittadina al borgo Canale. Negli anni 1327-1337 la comunità si era ulteriormente ridotta a quattro monaci più l’abate, e si registra uno stato patrimoniale di crisi. Nel 1337 a rappresentare la comunità di Fontanella c’era un solo monaco, che si era trasferito nella casa bergamasca del priorato di San Giacomo di Pontida. La crisi di Fontanella era acuita dal comportamento riprovevole dei priori, puntualmente registrato della relazioni dei visitatori dell’ordine cluniacense. Nel 1345 il priore di Fontanella aveva contratto un debito – che gravava sul monastero – e conduceva una vita deprecabile (Lunardon 1979-1981, p. 179): in quegli anni, secondo le disposizioni capitolari, avrebbe dovuto trovarsi a Fontanella una comunità di sei monaci (Spinelli 1979-1981, p. 508; Tagliabue, Chiodi 1960, p. 33). La fine della comunità cluniacense a Sant’Egidio era vicina: nel 1371 il monastero risultava affidato in commenda al cardinale Egidio di Monteacuto (Lunardon 1979-1981, p. 180). Nel 1378 non c’erano più monaci e la storia del priorato può dirsi conclusa (Lunardon 1979-1981, p. 179). Dopo quasi un secolo di gestione commendataria (Tagliabue, Chiodi 1960, pp. 50-73), il 12 aprile 1473 l’allora beneficiario della commenda, il cardinale Riario Sforza, rinunciò al beneficio di Sant’Egidio e Sisto IV unì il priorato alla basilica di San Marco di Venezia (Lunardon 1979-1981, p. 171 e p. 179; Tagliabue, Chiodi 1960, pp. 72-73).