la neige d’antan, e quella sospirata

La neve di un tempo! Siamo tutti con il naso all’in su, fino al torcicollo, per vedere se finalmente arriva questa neve promessa dai meteorologi, a cavallo di questo martedì con il mercoledì. Nel mondo contadino era l’alone attorno alla luna che preparava alle nevicate. Abbondanti e leggere, fiocchi danzanti a ricoprire il terreno, bianca di splendore se incontaminata. Come è sui monti, e non sarebbe più sulle strade di città. E tuttavia sempre desiderabile tra le case

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non è la culla di un bambino qualunque

Se vogliamo partecipare all'Avvento e al Natale, non possiamo starcene in disparte, come se fossimo in un teatro, e gioire per tutte le immagini piacevoli: in questi avvenimenti che qui accadono siamo noi stessi ad essere trascinati dentro, in questa trasformazione di ogni cosa; dobbiamo essere attori su questo palco, in cui lo spettatore dell'opera è anche parte della recita; non possiamo chiamarci fuori. Che cos'è che recitiamo? Pii pastori che si inginocchiano?

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oltre le parole, credo ai tuoi occhi

Quella che ad agosto, nei giorni della sua liberazione, era stata una sensazione, mi è divenuta certezza. Sono state rimesse in circolo le immagini di Natasha, la ragazza tedesca rapita e tenuta in schiavitù per molti anni. Completamente segregata da qualsiasi contatto con altri che non fosse il suo rapinatore. E però con la possibilità di vedere la tv. Una ragazza che evidentemente recita: un sorriso che non corrisponde agli occhi tenuti chiusi, quasi

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novembre, nel giardino della memoria

Ci torno qualche volta, ma puntualmente ogni anno quando la campana delle stagioni segna il mese dei morti. Non che lì si trovi più di quanto non si presenti nella penombra di una chiesa, o nella solitudine di passi che accompagnano, anche nel rumore della città, il risalire tracimante di assenze determinate dalla morte. Ma, proprio perché è di paese, e dunque delimitato, è uno spazio che racconta vicende e incontri; che racconta, nella storia

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considerazioni sul tempo che fa

Anche voi avete capito che ogni tanto fa caldo e ogni tanto fa freddo? Occorreva un’estate come questa per convincerci una volta per sempre che, sì l’effetto serra!: ma la terra impiega tanti di quegli anni per scrollarsi di dosso una piccola crosta o una costola di ghiacciaio, che l’allarmismo sulla fine del mondo è ideologico, non reale. Piove fino a diluviare, quando ci si aspetta siccità; e si muore di caldo, e l’erba rinsecchisce fino alle

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lo sguardo lungo del cielo d’estate

Rispondere alla pancia della gente. Tutto arriva a destinazione solo se tiene conto delle ragioni della pancia: non quelle della mente o del cuore. La vita fasulla che la tv trasmette come reale; o le stesse intercettazioni telefoniche sulle trivialità private e le frequentazioni improprie di cedri finti-Libano che si schiantano; ma lo stesso linguaggio delle omelie è invitato ad andare alla scuola di ciò che la pancia della gente oggi può recepire: quel quid radical che

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se ti si annuncia un ospite inaspettato

Carissimi, qualcuno mi chiede: come sta? A me pare di stare bene, non sento dolori, sono un po’ debole. I medici invece dicono che dentro di me c’è un tumore nella parte alta del polmone destro. Da quando a fine marzo, casualmente, si è scoperto il tumore, si è cercato di capire meglio come stanno le cose e a fine aprile ho iniziato la chemio al S. Raffaele di Milano. Finora ne ho fatto due serie che mi sembra di aver superato bene. In programma

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c’è più laicità nei cristiani, o più ristrettezza mentale e faziosità …

Questo era il tema dominante dell’ultima lettera del Santalucia: per una esercitazione sull’essere cristiani nella concretezza della vita civile. Ma ho usato uno stile difficoltoso, al dire di più d’uno: me ne scuso. Un tema, che voleva raccontare i boati di questi mesi pre-elettorali, che solo negli ultimi giorni ha spostato l’attenzione su qualcosa di molto più appassionante della laicità o meno dello Stato: le tasse dello Stato. Ma perché dovrebbe

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quando la neve cade sui cedri

Poiché sembra che ormai capiti ogni vent’anni, lasciate che sia la neve a dominare: mai, recentemente, il quartiere è stato ammantato con spessori così consistenti, e con un biancore così appagante. A chi ne ha percepito solo i disagi, occorre ricordare che non siamo una massa di amminoacidi: il trascendente che ci abita ci conduce verso le regioni che mutano il corso della vita. Basta poco per scatenare il desiderio di bellezza: e la neve è quella poca

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quando le parole sono segni

L’ultima, e la peggiore, è quella dei pre-verbali. Che sarebbe la nuova definizione dei sordi. Dopo quella già scartata di non-udenti. Ma ci stanno tutte le parole nuove inventate per definire i disabili, o i mestieri poveri. Non vale che gli stessi interesati dicano che non gli piace, che non vogliono essere definiti al negativo, che non c’è nulla di offensivo a dirsi sordi. E per i non-vedenti a dirsi ciechi. Così come è ridicolo chiamare i netturbini (già spazzini) operatori

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