Anche voi avete capito che ogni tanto fa caldo e ogni tanto fa freddo? Occorreva un’estate come questa per convincerci una volta per sempre che, sì l’effetto serra!: ma la terra impiega tanti di quegli anni per scrollarsi di dosso una piccola crosta o una costola di ghiacciaio, che l’allarmismo sulla fine del mondo è ideologico, non reale. Piove fino a diluviare, quando ci si aspetta siccità; e si muore di caldo, e l’erba rinsecchisce fino alle
radici, nonostante tribali danze della pioggia.
Serve a qualcuno per dirsi vivo trovare un capro espiatorio. Solo che a volte quel qualcuno usa la violenza per affermare le proprie idee. Una violenza verbale, che non è talvolta meno grave della fisica. Quella, per intenderci, che brucia bandiere e fantocci dei nemici. Che urla slogan in piazze affollate da miserabili senza lavoro. E finisce qua e là, per ammazzare una suora o fucilare cristiani o bastonare a morte un prete. Serve un capro espiatorio. In un bellissimo romanzo, che racconta della pietas umana, si racconta di uno che è assunto da centri commerciali con il compito di lasciarsi fulminare da tutte le recriminazioni di clienti insoddisfatti, così che la ditta ne esca sempre bene: “si trascini in ginocchio, pianga, caro, pianga in maniera convincente, sia un buon capro”.
Ed è toccato anche al papa. Intoccabile fino all’altro ieri sull’intero orbe terracqueo, ma ormai dato in pasto a famelicità da fine del mondo, si sono pretese scuse che ovviamente non sono state date. Perché – già lo ha scritto il Manzoni – la folla si nutre del parziale, anche se questo porta a distruggere proprio quella farina che si reclama a una giusta fame. E nel caso, il parziale è una citazione medievale che ha scatenato l’odio, già mal represso nell’immediato passato: così poi dando ragione alle tesi del medievalista che argomentava sulla patologia delle religioni che usano la spada per imporre la fede. Non conta che il giorno prima il papa abbia detto all’Occidente di non scandalizzare i fedeli di Maometto “rendendo inutile Dio”. E che, nell’orchestrazione del suo viaggio in Baviera, abbia continuato a rivolgersi all’Occidente – cioè a noi – anche con quella citazione, per disarmare l’Europa e il resto del mondo da una irragionevolezza che arriva talvolta alla derisione della divinità: e che finisce per giustificare la violenza, magari sotto il nome terribile di guerra preventiva. Il papa ha detto bene. Ma ha confuso il metodo: se mi è consentito dire dal privilegio di appartenere alla sua casa (!).
Permettete una divagazione su di me e sul vescovo Giulio, un pastore con cui sono diventato adulto – in età con un inevitabile crescendo; in sapienza e in grazia secondo le mie circoscritte possibilità – e che mi ha voluto da una parrocchia quasi senza segno geografico, ma fresca, in una zeppa di storia (prima di decidere, in articulo mortis episcopalis, che prendessi posto a s. Lucia). Un vescovo poco amato dai preti bergamaschi, diffidenti, da irritabili provinciali, di chi veniva dalla metropoli. (Inversamente dai preti milanesi che lo avevano avuto insegnante in seminario, o responsabile nei loro primi anni di presbiterato: ricordato ad anni di distanza con stima e amore.). Di suo, gli era restato il tic dell’insegnante: le sue omelie erano trattati, le sue predicazioni altrettanto. Con la impudenza propria dei giovani, in una delle corrispondenze con lui, gli ho segnalato che il suo ruolo non era più di docente universitario, ma di maestro: con la qualità che viene al nome da una sapienza che contiene tutti i ruoli, superandoli. Non solo non se l’è presa, ma fu lo scatto che ci fece avvicinare in una stima reciproca, certo non proporzionale per quanto mi riguarda.
Ecco. Mi pare che il papa, volendo porre una lezione magistrale in università, non abbia tenuto conto che una dissertazione dotta è diversa da un servizio universale. A meno che sia il modo nuovo per fare il papa, lui che sa usare sorridenti parole a ricalcare l’agilità vaporosa dei suoi passi. Ma se è così, occorre che siamo avvertiti, noi, i cristiani ingessati. Quanto poi ad avvertire anche i violenti che s’annidano tra i musulmani rettamente credenti, questa resta purtroppo una questione del tutto difficile.