Se vogliamo partecipare all’Avvento e al Natale, non possiamo starcene in disparte, come se fossimo in un teatro, e gioire per tutte le immagini piacevoli: in questi avvenimenti che qui accadono siamo noi stessi ad essere trascinati dentro, in questa trasformazione di ogni cosa; dobbiamo essere attori su questo palco, in cui lo spettatore dell’opera è anche parte della recita; non possiamo chiamarci fuori. Che cos’è che recitiamo? Pii pastori che si inginocchiano?

 Re che offrono i loro doni? Che cosa mettiamo in scena oggi, il giorno in cui Maria diviene la madre di Dio? In cui Dio viene al mondo nell’umiliazione della mangiatoia?

 

Non possiamo accostarci alla mangiatoia come fosse la culla di un bimbo qualunque: accade qualcosa a chi si accosta alla mangiatoia; se ne potrà allontanare solamente o condannato o salvato; o vi soccomberà, o saprà di essere oggetto della misericordia di Dio. Che cosa significa che queste cose vengono dette dal Cristo bambino? È Dio stesso, il Signore e Creatore di ogni cosa, che qui diviene così piccolo, che entra in questo cantuccio del mondo, nella segretezza del mondo, nella miseria del mondo, che nell’impotenza di un bambino inerme vuole incontrarci e dimorare con noi.

 

Gesù Cristo, il Dio divenuto essere umano. Ciò significa: che Dio ha assunto in carne e ossa tutta l’essenza umana; che d’ora in poi l’essenza divina può esser trovata solo in forma umana; che in Gesù Cristo ognuno è stato liberato per essere realmente persona davanti a Dio. Divenendo umano, Dio si manifesta come colui che non vuole esistere per sé, bensì per noi. Si parla della nascita di un bambino, non del gesto rivoluzionario di un uomo d’azione, non dell’audace scoperta di un saggio, non della pia opera di un santo. Trascende ogni comprensione: la nascita di un bambino provocherà la grande conversione di ogni cosa, porterà a tutta l’umanità salvezza e liberazione.

 

Come per umiliare i più grandi sforzi umani e le più mirabolanti imprese umane, un bimbo viene posto al centro della storia umana. Un bimbo nato da donna, un figlio dato da Dio. Questo è il mistero della liberazione del mondo: tutto il passato e tutto il futuro vi sono ricompresi. Dove il nostro intelletto si indigna, dove la nostra natura si ribella, dove la nostra pietà indietreggia impaurita, proprio lì Dio ama essere. Ci sono due luoghi in cui i forti e i grandi di questo mondo perdono il loro coraggio, in cui sono spaventati nel più profondo della loro anima, da cui rifuggono pieni di paura: sono la mangiatoia e la croce di Cristo.

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Imbattutomi in questa pagina di Dietrich Bonhoeffer, il grande e santo teologo di confessione luterana, ho pensato che per augurarvi un giusto Natale non potessero esserci mie parole migliori. È una professione di fede: stroncato in un campo di concentramento nazista dalla croce uncinata, ha mantenuto negli occhi e nel cuore il Bambino-Crocifisso che perdona. È una catechesi su Cristo: venuto tra noi, egli diviene la misura della misericordia incontenibile nel mistero di sofferenza e di amore dentro cui siamo nati. È una pagina piena di poesia: perché non c’è Natale senza contemplazione di una bellezza offerta, di una grandezza insperata; di un soffio che percuote il mondo e lo cambia. È la culla di un Bimbo diverso, che si oppone alle nostre supponenze, e alle prepotenze. Germoglino per Te, o Dio fatto uomo, gemme di luce sui tronchi esausti che siamo diventati.