riflessioni di fine estate

Mi sto accorgendo di star bene durante le vacanze. Cosa ovvia, mi è stato detto. Ma finora per me non è stato così scontato, se è vero che lo registro. Il che potrebbe voler dire che in passato non ho mai fatto bene le vacanze: mi è successo di andare, decidendo di non lasciar indietro niente, lo riconosco. Un po’ come se i discepoli, chiamati in disparte da Gesù, si fossero messi vicino a una finestra per non lasciarsi sfuggire ciò che continuava a vivere là

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mani giunte ed occhi bassi

“Chi forma poi la massa, e quasi il materiale del tumulto, è un miscuglio accidentale d’ uomini, che, più o meno, per gradazioni indefinite, tengono dell’uno e dell’altro estremo: un po’ riscaldati, un po’ furbi, un po’ inclinati a una certa giustizia, come l’intendon loro, un po’ vogliosi di vederne qualcheduna grossa, pronti alla ferocia e alla misericordia, a detestare e ad adorare, secondo che si presenti l’occasione di provar con pienezza l’uno o l’altro sentimento;

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nel tempio il profumo di Betania

Mentre si conclude il cammino di preparazione del Consiglio della Chiesa per la nostra comunità, si lancia il progetto di completamento del tempio. Due avvenimenti tra loro strettamente legati: la comunione avviene nel fare corpo. Se la missione della Chiesa è di evangelizzare, di dire al mondo che si promuove l’uomo spingendolo verso il bene che è Dio; e se l’evangelizzazione è opera di tutti i credenti a partire dall’acqua ricevuta

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la Pasqua è passione per la terra

Se alle quattro del pomeriggio di questo strano mese di marzo vi siete trovati a correre nel cielo di Lombardia, che sprofonda sull’asfalto con il terso vigore preso a prestito da oltralpe; e ancora da lontano avete ammirato nella stessa vicinanza e Città alta e la Presolana, in una armonia così intensa della natura con le costruzioni dell’uomo: come me, avete senz’altro cantato in anticipo

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oceani e deserti da attraversare

Le ho viste due settimane fa sul cielo di Milano, così sporco quando è sporco. Nere nuvole vorticose, a sfilacciarsi e a ricomporsi saettando, e poi, quasi obbedendo a un segnale misterioso, nuvole fatto nastro, partire decise verso non so dove. Solo i cacciatori potrebbero dirvi quali migratori fossero, di questa stagione. Io non lo so. So, per averlo letto, che il piviere dorato del Pacifico supera i quattromila kilometri che dividono l’Alaska dalle Hawai

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tra visibile e invisibile

 Sulle strade della pianura, una volta, quando c’erano i birocci e poche macchine, a segnare il tracciato c’erano dei paracarri di pietra. Alti più del bambino che ero, e grossi quanto un abbraccio. Cadenzati a pochissima distanza uno dall’altro, s’ergevano orgogliosi del loro compito: avvertire che oltre scorrevano le rogge zeppe d’acqua che correva trascinando. Per farci un bagno, lo si faceva con l’avvedutezza

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nella Chiesa, ospite dolce

Anche a voler puntare i piedi perché non avvenga, uno quel giorno sente la bontà risalirgli da dentro: da luoghi sconosciuti della sua prima ingenuità, quella non corrotta dagli incontri e dalle attese vane, quella che riporta al cuore i desideri che non sono di carne. Eppure il Natale è festa del corpo dell’uomo, poiché Dio homo factus est. Un bambino che piange, un bambino abbandonato tra le braccia di una mamma giovane,

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nella Chiesa, la compagnia

Chi può dire se fosse un’ironia, o solo una coincidenza, migrare nel giorno dedicato a chi aveva diviso il suo mantello? Era a san Martino infatti che un tempo i poveri facevano sanmartino. (Scaduto l’affitto della casa o del negozietto, o la dipendenza in mezzadria, si era costretti a migrare, a sradicare sé e la famiglia dai vicini dove la solidarietà non aveva più

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la Chiesa che noi siamo

E’ più facile occupare una chiesa che la torre Eiffel, ha detto il cardinal Lustiger di Parigi. E si riferiva a quei sans papiers che sarebbero poi stati espugnati da Saint-Bernard un mattino presto dello scorso agosto. Una delle tante tragedie di quest’estate, il segnale di un mondo che non regge alla composizione dei diritti e dei doveri dei popoli che s’incontrano: per scelta o per disperazione.

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