non smentire l’attesa: se Tu squarciassi i cieli e scendessi
Purtroppo, al giorno d’oggi, ci stanno i meteorologi, che non scrutano il cielo, la sera o il mattino, come racconta l’evangelista, per vedere che tempo fa. Oggi, per fortuna, hanno strumenti che calcolano quasi al millesimo se piove o fa bello. Ma, purtroppo o per fortuna? Per fortuna, perché aiutano a predisporsi nell’imminenza di un possibile disagio, o a partire sereni in un viaggio programmato. Purtroppo, perché non lasciano più spazio alla sorpresa, che
vivere l’avvento come una grande vigilia
È un luogo comune, ormai. Natale non è più natale. Se celebrare è pronunciare parole che svelano il significato di un evento, e produrre gesti che ne dicano il perché, natale non è più natale. Il troppo sfarzo allontana in una distrazione che tradisce ciò che si vuole ricordare. Ridurre il fatto del Figlio di Dio, che si fa uomo e storia, a una festa dei buoni sentimenti, è tradire quell’atto di rivoluzione che fu la nascita di Gesù. È tradirne la memoria. La
appunti di ricordi per il due di novembre
Sono stato chierichetto. Naturalmente, direi. E in un mondo religioso quasi completamente scomparso. E tuttavia il mio presente di prete nasce da lì. Chierichetti: sono curiosi, gironzolano, toccano, rompono ma anche imparano. I più vivaci diventano preti. E se lo diventano quelli un po’ troppo queti, che non si ribellano e non danno fastidio, allarme sulla Chiesa!, ché si ritroverà chierichetti non cresciuti a gironzolare per tutta la vita in sacrestia. Portare il viatico
la strada nel granturco e la virtù della coerenza
Per vari motivi ho avuto un’estate poco vacanziera. Non sempre ciò che si promette, poi s’avvera: basta un contrattempo, o un’urgenza, basta poco e le attese, come si dice in schietto bergamasco, vanno a farsi benedire. Ma un’estate non percepita, al di là del clima, non vuol dire un’estate mancata: la mia è stata un’estate intensa, anomala rispetto all’agenda, e tuttavia piena di un respiro diverso. Non sto certo giustificando quelli che s’attardano
quella mano che guida l’inquietudine
Sono stato ultimamente disturbato dalle piazze, pur nelle loro marcate differenze di stile e di toni. Nelle piazze si coagulano consensi che, o finiscono nel nulla degli slogan, o si abbruttiscono in una chiamata alle armi contro il nemico. Pretendere il riconoscimento dei propri diritti contro altri, non è mai la buona strada di attenzione al bene comune, di cui i cristiani sono moralmente investiti. Eppure, sembra proprio che i cristiani non si distinguono
uno sguardo alla rete, e uno a Lui
A me succede, a volte. Le facce di migliaia di alunni che ho incontrato all’Esperia le ho tenute nitide a lungo: incontrarli in città, ormai giovani avviati all’età adulta, cominciava da un salutarsi da lontano. Poi, inevitabilmente, quei lineamenti mi sono stati rubati: sia per la peculiarità della memoria – che rimpicciolisce man mano si arricchisce di nuove conoscenze, oltre che per il macello dei neuroni dell’età che avanza – sia per i ritocchi di
quei due di Emmaus, e noi
La pasqua non finisce mai, per chi si fa discepolo. Non finisce neppure quando le cose che si prevedono non si avverano secondo le attese. E non finisce quando cala il buio della notte. Basta avere il coraggio di buttar lì la propria povertà, nell’invito a restare, a non lasciarci soli. È esso stesso la nostra salvezza. E, infatti, ci si trova rimessi in corsa sulla strada dell’annuncio. È successo a Cleopa e al suo compaesano, i protagonisti di quel giorno
sulle strade del mondo tra ora e allora
Ci sono molte cose che vorrei mi spiegassero quelli che dicono che ora è meglio di allora. Un tempo c’erano gli spazzini: giravano con un carrello dotato di due generi di scope, e un secchio e una paletta. Di solito erano tipi allegri, concilianti. Un salve non lo risparmiavano a nessuno. Ma erano più loquaci con chi li invitava a bere un bicchiere di rosso nell’osteria più vicina. Solo che di osterie vicine, lungo il giorno, ce n’erano più d’una. E così
intollerante è chi non vuol conoscere
Dato che la neve d’antan non è venuta – nonostante la implorassi con la ripetizione di una accattivante immagine invernale – questa mia lettera vi racconta del seguito di una stagione che non ha i colori della primavera, come d’altra parte è giusto, dato che al calendario manca ancora un mese; ma che neppure ha avuto i colori dell’inverno. Si è vissuta una quinta stagione, sconosciuta per lo meno alle ultime generazioni,
abbozzo di editoriale: irrigidite le ali in Sinodo
Sto un poco soffrendo questo Sinodo. È come un aereo che stenta a decollare: appesantito in modo assurdo, continua a rullare sulla pista, e non gli riesce di staccare. Qualche tossicchiante impennatina, ma subito il ricasco sul terreno. È troppo importante un Sinodo, continuo a ripetermi, perché finisca la sua corsa girando in tondo sulle piste di un aeroporto. Appesantito da una mentalità ottocentesca che resiste, nonostante il Vaticano II; gravato per un verso da una deferenza che non ha