Compagne/i, e non sono comunisti

Non sono per l’orso morto o solo accantonato. Ma su qualcosa bisogna pur dichiararsi: ed è così ovvio, che mi viene da ridere di me stesso mentre scrivo. Anche se c’è poco da ridere. Stiamo (=stanno) sistemando la Chiesa. Non dico dove né come. E qui non mi dichiaro, perché sento che le ferite di alcuni richiedono tutto il tempo di cicatrizzarsi. [Però: convocato in udienza il 13 settembre 1927, lo si vide uscire dall’ufficio del Papa senza zucchetto né anello né croce pettorale: era entrato cardinale e ne era uscito prete (infatti non aveva mai ricevuto la consacrazione episcopale, non necessaria per i Principi della Chiesa finché questa disciplina fu riformata nel 1962, da quel santo di papa Giovanni che purtroppo ha così dato il là a una pletora di vescovi senza chiesa); e pensare che…

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dieci anni

Non sapendo più a quale santo appellarsi – santo del loro comparto, e cioè quegli anacoluti spariti persino dal calendario liturgico, e tuttavia tenuti in serbo nei loro messalini! – adesso invocano il silenzio. Ci hanno provato fin dall’inizio, avendo contato in piazza san Pietro ben ventidue persone in meno all’ascolto dell’Angelus rispetto al loro papa, che certo era il precedente; e hanno continuato con quella serie di invettive in tono accorato ma giudicante in maniera irrevocabile, aiutati da cardinali imporporati per nulla dalla vergogna; e non si rassegneranno, statene certi fino alla fine di questo pontificato. E dunque, ora sono arrivati a prendersela con chi racconta i dieci anni con gioia. Come vi permettete? Già fin dall’inizio, presentandosi vestito solo della talare, quel…

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per non parlare di …

Per non parlare della guerra, e di Zelenski che vuole sempre più diventare come Golia, non accontentandosi della fionda; e senza diventare io putiniano, Dio ce ne scampi e liberi. Per non parlare dunque dei trecentomila morti, sommati a tutt’oggi nelle due parti: che, al confronto dei cinquantamila del terremoto, gridano vendetta a un Dio che non è né ortodosso né comunque cristiano. Per non parlare della siccità, della mancanza dell’acqua dal cielo, che da meteopatico soffrivo già otto mesi fa; e dunque per non imprecare contro i sudditi acritici del sole che non mi hanno seguito nella mia voglia di nuove rogazioni ad petendam pluviam. Per non parlare di, scrivo del Nicaragua. E certo per raccontare di quel vescovo imprigionato per essersi rifiutato di andare in esilio con 222…

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divisivo o evangelico?

Qualche anno fa, in risposta a uno scritto di tal Socci (che nelle cronache future finirà a piè di pagina in una nota poco encomiastica) ,sapete, è quello che si è attaccato a una prima sconsiderata soffiata di un cardinale reduce dal Conclave, per dire che lui, l’eletto, non è Francesco, non è papa – che già scriverlo ti dovrebbe almeno farti chiedere ma chi ti sei? – solo per aver ripetuto, i conclavisti, una votazione a seguito di un conteggio errato; insomma volevo scrivere un pamphlet in risposta appunto intitolandolo È Francesco. Non ne feci nulla, preferendo, da qui, siglare note man mano che la marea, e si sentiva che sarebbe cresciuta, avesse portato a riva le proprie scelleratezze. Che è appunto quello cui stiamo assistendo: e non più con ciellini sfiancati o vaticanisti…

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Cose tante

Cose tante in questo volger dell’anno. Tra luci nevrotiche, ma non solo per vero, la morte di un ex-papa: della cui grandezza ho scritto al tempo della sua rinuncia. Per cui, avverto, quel che seguirà non vorrà diminuire, ma semmai più sottolineare lo specifico che è stata la sua presenza nella Chiesa. Se fate notare a qualcuno il bellissimo tempo uggioso, in cui nebbia e pioviggine hanno segnato alcune poche giornate, vi vedrete guardati male: gli amanti del sole anche se pallido, loro lo preferiscono comunque; a scapito di quel gelo che ristorerebbe terreni e corpi, e che manca a quest’inverno caldo oltre ogni misura di benessere. Anche se – il rovescio della medaglia – ci si sta augurando che continui a beneficio delle bollette del gas: per ricordare che di ogni cosa le scuole di…

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sul treno

La grande luna sembra incombere sugli alberi della collina, ma dolcemente, con quel suo colore giallooro; un invito a farsi toccare; e basterebbe un saltello, ma ce lo si dice nei sogni, non in questa sera in cui splende, prima di nascondersi – narrano – dietro giornate di pioggia. È l’alternarsi delle storie che viviamo, la cruda indifferenza dentro cui nasconderemo il nostro natale: le donne dell’Iran? la guerra in Ucraina? Per un po’ sì, e poi la vita deve andare avanti, è sempre stato così, un gira-e-volta, un assestarsi dentro accomodamenti reali, e linguistici. Come il carico residuo inventato per disperati da non far scendere sul sacro suolo italico, da un fresco ministro imbesuito dalla carica; o come quell’utilizzatore finale riferito alla strage delle donzelle (strage si fa per…

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Lavacri.

Lavacri – … e a proposito di esami di coscienza in morte di cardinali proposto dal papa: quel linguaggio sardo-brigantesco di un già sostituto di Stato vaticano con parenti ed amici ripropone l’attualità evangelica del lasciare che i morti seppelliscano i loro morti. E invece, vien fuori che anche i cardinali tengono famiglia. Non è una novità nella storia della Chiesa, ma pensavo che dal virus del nepotismo, questo almeno, si fosse ormai vaccinati. Fruscio del vento tra gli alberi, in queste mattinate assolate. Proiezioni e ricordi, sospesi tra ciò che ci si aspetta dal mese di novembre e ciò che si vive: senza piogge autunnali, senza nebbie agli irti colli, e dunque senza il sapore della vendemmia trattenuto per l’olfatto di chi ci abita. E pare che questo tempo fermato in una stagione…

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E dopo è un adesso. 

E dopo è un adesso. Provo a non essere prevenuto ma non posso negare tutte le perplessità di questi primi giorni: sarà questo strano novembre. Io mi auguro che il governo ci stupisca e faccia cose buone per gli italiani (e non). Sospendere il giudizio in attesa di vedere i risultati. Peccato il detto di Ennio Flaiano che asserisce essere gli italiani sempre pronti a correre sul carro dei vincitori. Ancora una volta. Quando diciamo “l’Italia ha scelto la Destra” dobbiamo prima definire cosa intendiamo per l’Italia. E cosa intendiamo per Destra. Due esercizi mentali che offro ai cristiani. Loro hanno scelto la destra? Da italiani? Nel giorno in cui viene eletto a presidente di una camera del parlamento un signore che si definisce cattolico, e si è fatto sposare con il rito tridentino da uno…

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Varie ed eventuali .5

Ma dai, non sarà così male … quando la senti in giorni come questi, è perché si sta parlando di voto. E abbiamo provato questo e quello, perché no? colloqui tra innamorati della democrazia che mai e poi mai starebbero dalle parti di giornalisti a la page che a votare non vanno, lo dicono, e poi fanno le maratone televisive: perché anche loro tengono famiglia, magari anche più d’una. Certo non possono schierarsi con chi della famiglia ha fatto uno slogan, insensibile alla coerenza che, si sa, in politica vale meno di zero. Però: non voti? Accucciati da qualche parte e non entrare nel circo. C’è un pudore minimo: ma, si sa, il pudore non chiede solo alle ciccioline di non entrare in parlamento. *** Sì, i tempi di don Camillo non sono più quelli (e averne nostalgia? Racconta Guccini del suo…

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Varie ed eventuali .4

Il papa a L’Aquila per la perdonanza. Per perdonare all’Alighieri di aver messo all’inferno un santo come Celestino? Perché no! dopo il gran gesto di Benedetto, rinunciare è finalmente descrivibile come una virtù. Se … Se non ce la fai; se il tuo tempo non è solo quello scandito dall’orologio; se concepisci la vita come il dovere di non viverla solo per dovere. Si tratterà di mettere a punto alcune cose, per quanto riguarda i papi: decretare nel codice di diritto canonico che non sono papi emeriti, ma vescovi emeriti della diocesi di Roma, e dunque non vestono più di bianco; umilmente (umilmente?) possono rientrare nel corpo dei cardinali, e si riprendono il nome della famiglia che li ha generati. Insomma si è papi a tempo: il tempo dello Spirito. Per farci imparare, a tutti noi, che c’è…

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