Ma dai, non sarà così male … quando la senti in giorni come questi, è perché si sta parlando di voto. E abbiamo provato questo e quello, perché no? colloqui tra innamorati della democrazia che mai e poi mai starebbero dalle parti di giornalisti a la page che a votare non vanno, lo dicono, e poi fanno le maratone televisive: perché anche loro tengono famiglia, magari anche più d’una. Certo non possono schierarsi con chi della famiglia ha fatto uno slogan, insensibile alla coerenza che, si sa, in politica vale meno di zero. Però: non voti? Accucciati da qualche parte e non entrare nel circo. C’è un pudore minimo: ma, si sa, il pudore non chiede solo alle ciccioline di non entrare in parlamento.
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Sì, i tempi di don Camillo non sono più quelli (e averne nostalgia? Racconta Guccini del suo prete, anticomunista fino a che è arrivato Berlusconi: ha cominciato a schierarsi a sinistra – dillo ai preti, tanti, di oggi, che sono ancora lì, ma senza l’intelligenza del prete della terra di Peppone!). Però la vignetta che vedete qua accanto dice molto e bene; mettici testa se vai a votare, e dimentica per una volta la pancia. Turati il naso, perché sì le cose non odorano di buono da nessuna parte, ma sappi che cosa vale, e chi vale.
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Voi che mi leggete non state tra i fruitori dell’assegno di povertà, chiamato altrimenti tirando dentro la cittadinanza (per altro negata dagli stessi politici a migliaia di ragazzi nati qui con una pelle diversa). E dunque non vi incanta che quello sia il cavallo di battaglia di azzeccagarbugli contemporanei. Però che si giochi sulla pelle di poveracci non a promettere dignità, ma accattonaggio statale, un po’ di voglia di mandarli al diavolo ve la potete coltivare, sennò che umani siamo?
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Per esempio, il voto utile. Non esiste. Lo dicono soprattutto quelli che tentano la soglia del doppio numero per poter contare. Quelli che i partitini fanno la differenza. Certo, è democrazia – la democrazia che conosciamo – fino a quando non ci convinceremo della imperfezione della democrazia continueremo ad avere una pletora di arrampicatori per se stessi. Le parole di Levy a me stanno bene: che si dica che un popolo che scegliesse oggi un Hitler o uno Stalin è un popolo immaturo e indegno. La democrazia non è fare una guerra per mettere al posto di chi c’è “le persone perbene”. E se lo dice qualcuno che sta chiedendo il vostro voto interrogatevi.
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Scappano dalla mobilitazione generale, perché la guerra non la vogliono. E c’è chi dice: “Mi romperò un braccio o una gamba o andrò in prigione. Tutto pur di evitare quest’inferno”. E con un Patriarca che invita ad arruolarsi con le stesse promesse che finora conoscevamo solo dal Corano per i credenti nell’Islam. È peggio di quel che si crede. E per gli uni e per l’altro. Davvero, che fare? Pregare sperando, certo.