Lavacri – … e a proposito di esami di coscienza in morte di cardinali proposto dal papa: quel linguaggio sardo-brigantesco di un già sostituto di Stato vaticano con parenti ed amici ripropone l’attualità evangelica del lasciare che i morti seppelliscano i loro morti. E invece, vien fuori che anche i cardinali tengono famiglia. Non è una novità nella storia della Chiesa, ma pensavo che dal virus del nepotismo, questo almeno, si fosse ormai vaccinati.

Fruscio del vento tra gli alberi, in queste mattinate assolate. Proiezioni e ricordi, sospesi tra ciò che ci si aspetta dal mese di novembre e ciò che si vive: senza piogge autunnali, senza nebbie agli irti colli, e dunque senza il sapore della vendemmia trattenuto per l’olfatto di chi ci abita. E pare che questo tempo fermato in una stagione non sua, abbia fatto evaporare pure il modo di sentirsi Chiesa: una apatia, o è accidia? Certo dubito che darsi battaglia nel cortile cattolico, così come lo si fa in un Colosseo qualsiasi, possa in qualche modo essere lo stile con cui, come Chiesa intera, ci poniamo nell’annuncio del Vangelo. ma lasciarsi correre addosso i giorni senza lasciarsi titillare da quel che accade attorno, impigrendosi dentro un daffare che non è sul presente … Rigurgiti di passioni rivoluzionarie che l’età ha visto percosse da tradizionalismi inattaccabili?  Ma abbiamo un cervello per ragionare al riguardo: per pensare oltre, per discernere su giorni che se ne vanno lasciandoci indisturbati, nonostante la quantità di grettezze e di livori presenti in tanti cattolici. Che scrivono sui loro blog anche nefandezze di pensiero, invitando a caffè teologici d’antan, che vivono tra una tartina e l’altra, aspettando il tempo delle rivincite: nel papato e contro il Concilio. Se il Signore, che ritornerà – perché ritornerà! – volesse porre la domanda che è lì sospesa da secoli, su quale fede in Lui troverà in noi; appunto, quale fede troverà? quale Chiesa troverà? Non ancora ripulita da orpelli mondani che nascondono e allontanano, o finalmente libera da compromessi? Con un Vangelo addolcito che non tiene alto l’avvertimento a non scartare la misericordia, scartando poveri, malati, vecchi, e diversi? “Da semplici discepoli del Maestro diventiamo maestri di complessità, che argomentano molto e fanno poco, che cercano risposte più davanti al computer che davanti al Crocifisso, in internet anziché negli occhi dei fratelli e delle sorelle”. Sta celebrando in suffragio dei cardinali defunti in San Pietro, Francesco; e rievocandone la vita confessa i peccati in cui possono essersi perduti. I loro e i nostri. Ed è un esame di coscienza per tutta la Chiesa, se spendere centinaia di migliaia di euro per una veste rossa (cosa scriveva la Fallaci dell’obispo latinoamericano che non ha incontrato in fruscianti vesti seriche?) può gridare vendetta al cospetto dei poveri cristi di terra e di mare. Il Papa invita quindi a lasciarsi «sorprendere dalla presenza di Dio, che ci aspetta tra i poveri e i feriti del mondo. E attende di essere accarezzato non a parole, ma con i fatti». Un gran lavacro non su moralismi, non su negazioni dell’umano, ha bisogno questa Chiesa che pure amiamo nella sua imperfezione. Un lavacro che ci aspetta tutti al varco della fede che vorremmo lui davvero trovasse.
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