Il giudizio di Dio

 Le domande che si pongono alla fede dei cristiani intrecciano storia e eternità, passando talvolta attraverso la radicalità della questione di Dio. Che Dio è quello che permette ora queste cose assurde della vita, che Dio è quello che sembra non rivelare fin da qui ai buoni un destino buono, quale felicità è in Dio, se la sua impronta nei giorni che si vivono è così distante da una immagine di felicità? C’è Dio?, è un grido che percuote i credenti delle nostre comunità più

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Il primo annuncio

 Non si vorrebbe che questo dossier passasse accanto agli altri come una delle tante dissertazioni. Il titolo dice di per sé che non c’è il dopo se non c’è un prima. Anzi “un primo”: primo per importanza e primo perché precede. E primo per tutti: non solo per gli infedeli di altri continenti, o per i nuovi apostati d’Europa. “L’evangelizzazione propriamente detta è il primo annuncio della salvezza a chi, per ragioni varie, non ne è a conoscenza o ancora

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Vita religiosa

Naturalmente ai parroci andava meglio quando andava bene. Le catechiste non dovevano essere fabbricate: erano lì già fatte e solerti per sempre; e i sacri lini della sacrestia non si dovevano rimettere a una lavanderia: la manodopera era lì, gratuita e ben affidata. Può essere una forzatura eccessiva? Che si fossero ridotte, con l’andare del tempo, a una supplenza comoda e sottopagata, era una evidenza mai ammessa ad alta voce. Questo è un mea culpa a cui

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I salmi

 Sono ormai trent’anni che i Salmi sono diventati conquista anche di chi non è tenuto all’obbligo canonico della Liturgia delle Ore. I Salmi precedono le messe, sono l’introduzione di assemblee ecclesiali, riempiono gli spazi di incontri catechistici. Sono usati secondo l’impalcatura del Breviario: lodi o vespri, o l’ora media o la compieta. Per lo più si dicono, i Salmi, in sostituzione del Rosario di un tempo; o gli si aggiungono anche in immediata sequela, per quelle anime pie che non vogliono rinunciare del tutto alla pratica mariana, e tuttavia non vogliono mancare

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l’accompagnamento spirituale in parrocchia

 A fronte di problemi in emergenza continua, le risposte di questi ultimi decenni hanno ritardato molto. Troppo. I bisogni che venivano dichiarati – anche attraverso quell’estremo metodo che è il rifiuto, l’allontanamento – venivano liquidati e nelle comunità parrocchiali e nella più responsabile comunità della Chiesa in Italia, come opera di una scristianizzazione che era opera del demonio. Pochissimi si sono lasciati fermare in un’analisi che assolveva le pigrizie, enfatizzava i piccoli successi,

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Chiesa: parrocchia e movimenti

 Pagine come queste sono sempre difficili da stendere. E non solo per una certa ipocrisia – chiamata discrezione, ma parente della pigrizia spirituale – che ci fa sottacere le difficoltà, e nascondere le tensioni nella Chiesa. Difficili perché le ragioni degli uni e degli altri – e sono tante per ciascun pensiero – non sempre sono affrontate con spirito sereno. I movimenti nascono in opposizione. Un’opposizione che è degli aderenti, ma forse più dei dirimpettai: per i primi, perché ogni creatura appena nata chiede di essere difesa nella sua debolezza anche contro

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L’esperienza cristiana dello Spirito, oggi

 Da un lato ci si lamenta della inconoscibilità dello Spirito Santo. Dall’altro, si insiste nel dire che la conoscenza avviene solo facendone esperienza. Due rive di un fiume distanti più di quelle del Mississippi. Anche perché la nozione più corrente di esperienza descrive ciò attraverso cui si è passati; e dunque ciò che si è già incontrato. A questo proposito, e proprio perché l’argomentare non sia troppo intellettualistico, vale la pena che risentiamo questo racconto zen.

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Accogliere lo straniero

Imparare a vivere insieme non è facile. Solitamente, chi viene da un altro mondo, s’affaccia sul nostro con un carico di sentimenti – attesa, paura, orgoglio – che non facilita i primi approcci. Ci sono anche storie e geografie, che devono essere digerite: come negare il pregiudizio verso culture – quelli dall’Albania, e alcuni dall’Est – che non hanno fatto della responsabilità della fatica una componente del lavoro? In forza di che cosa gli sarebbe tutto e subito dovuto? Che pretendono? Perché sfidano una chiesa

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Credere, non credere

 È dottrina certissima – dice il catechismo cattolico - che, se la fede si può perdere, non si può tuttavia acquistare: a nessun mercato, per nessun diritto. È un dono di Dio, che qualcuno si ritrova, e altri no. Già questa è una tale “ingiustizia” rispetto al sentire l’uguaglianza di tutti gli uomini – tra loro, e dunque tanto più davanti a Dio - da diventare essa stessa oggetto di fede. Poiché non si tratta di esigere qualcosa di più rispetto ad altri, come nella parabola evangelica di Mt 20,1ss, ma di esigere qualcosa senza di cui manca la luce della verità che accompagni

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L’uomo evangelizzato

L’evangelo, la buona notizia che fa buona la vita, è la radice da cui sgorgano i discepoli di Gesù. Esso ci è dato nelle quattro versioni che Marco, Matteo, Luca e Giovanni hanno appreso nelle loro Chiese e hanno consegnato alla Chiesa che sarebbe venuta dopo di loro. Nella accentuazione che conosciamo secondo ogni evangelista, possiamo trovare la risposta alle domande che ci facciamo, e ci fanno: quando uno può dire di essere credente di Gesù Cristo, suo discepolo?

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