il passo accorto del cristiano

Si ricomincia. E si scatenano sentimenti diversi. Ricominciare il viaggio di Comunità non dovrebbe essere la fatica del lunedì, né delle attività solite dopo le vacanze. Se abbiamo percorso le acque dispiegando ciascuno la sua vela al soffio dello Spirito; se almeno un poco si è cercato di vivere la pazienza come frutto di speranza che ci conduce oltre i giorni - allora il rientro

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quasi degli aforismi senza pretese

Per preparare questa pagina, e altro, mi appunto cose che attraversano i giorni. Foglietti che poi elaboro in uno scritto articolato, e che butto alla fine di un mese. Questa volta ve li consegno così come sono, con le caratteristiche disordinate da cui nascono (il disordine naturale dei pensieri) e con la fondatezza che mantengono talvolta solo nello spazio breve di un'emozione. Degli appunti, senza nessuna pretesa di ergersi ad aforismi. Da prendere non per

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muoversi e mutare da cristiani

Come in ogni buona corrispondenza, nascono talvolta intelligenti e mirate obiezioni a quanto scrivo su questa pagina ormai da sessanta numeri del Santalucia; o a quanto vado dicendo da circa sette anni dentro e fuori il Tempio. Già le quantità possono scusarmi: ma ho lettori e ascoltatori molto indulgenti, che sanno prendere il meglio, non inasprirsi per il peggio, e chiedere chiarimenti su oscurità. È una mia convinzione che se qualcosa non arriva, la colpa prevalente è del trasmittente

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accettare le differenze fa la differenza

Chi teme la società multirazziale? Forse chi confonde i molti di altre etnie con i pochi malandrini che li rappresentano sulle cronache nere italiane. Gesù e Maria sono ebrei, sant’Agostino è africano, Gandhi asiatico, madre Teresa albanese. Chi vuole l'uomo forte? Il culto del capo e della razza può far nascere una chiesa pagana, con i suoi dei, con i suoi riti, e con un suo linguaggio mitologico: non tollera la libertà religiosa, e attacca rabbiosamente il Papa,

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non annacquare l’accadimento cristiano

Non è l'elogio del sessantotto che scrivo, nell'anniversario del suo prodursi: non amo i post-sessantottini, genitori o preti ingessati nei loro vent'anni; così come non amo quei figli del niente che elemosinano spazi sociali per le loro spinellate, inalberando vessilli che appartengono alla loro preistoria. Ma guardate che cosa è cominciato nel marzo di trent'anni fa: una sola televisione, e gli sguardi di tutti erano puntati su quel manipolo di ragazzoni che partiti dalla periferia di Nanterre

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grazia è lasciarsi attraversare

C'è un'aria di mare stanotte, che s'impatta uscendo in strada. È aria ferma, e frizzante. Aria di mare invernale che respiri in una città del nord. Una illusione, un desiderio, una memoria, o davvero è giunta fin qui a dire che lo spazio è unico? Non è facile sbrigarsela con i misteri della natura: innestati come siamo tra visibile e invisibile, tra esperienza materiale e spirito, s'avvera nella vita di ciascuno ciò che è impossibile

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tutti i giorni che Dio comanda

C'è chi crede e chi no: chi rischia, tanto o poco, e chi no. Fino al giorno prima, i membri di autoreferenti associazioni per la difesa del cittadino hanno fatto esposti alla magistratura contro il super-enalotto, il gioco dei tanti miliardi: denunciano a gracassa che quella combinazione non uscirà mai, ed è dunque un inganno per i giocatori. Vengono clamorosamente smentiti alla prima giocata: la combinazione si fa, i miliardi vengono dati, e loro dovrebbero avere

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pulì gli occhi quasi ciechi

Non è una bella neve questa che scende in un martedì di dicembre. È arrabbiata, smilza. Gelata. Non è neve di Natale: a larghe falde, corposa e quieta. Non risponde ai buoni sentimenti. Non accondiscende all'utilità dei cuori commossi da strade imbiancate, da tetti di panna. Non è neve che cambia il mondo e gli occhi. È un accenno, è una promessa: forse un anticipo che esploderà domani

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c’è chi attende e chi non attende

Un quaderno che cade da uno scaffale dove hai affastellato per anni le cose che non hanno un proprio posto: cose che, nei traslochi, riprendono lo stesso angolo in un altro studio, in blocco, venendo meno alla promessa di uno smistamento. Un quaderno non mio, lo dice la scrittura: di un alunno che me l’ha dato perché lo leggessi? Ma mi pare di vederlo per la prima volta. O è di qualcuno che l’ha dimenticato per casa? Non è recente, sicuramente:

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narrare ai figli il prima e il dopo

Sere che ti precipitano addosso in una furia di buio, dopo giornate brevi: della brevità indotta dalle molte cose che occupano la vita. E’ la fine di ottobre, un bel mese per chi ancora ha il senso delle stagioni, la bellezza di un ritorno di un certo cielo e di una certa terra, e di cose che escono dagli armadi a cambiare i corpi. E’ una stagione, questa, meno contrassegnata rispetto ad un tempo. Meno nei cibi, che sono gli stessi sempre, faccia caldo o faccia freddo,

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