leggete qui

Leggete qui. Inutile che in clima ferragostano, nell’attesa di un buon temporale che si protragga per qualche giorno, mi sforzi di dire con altra prosa quanto ha pensato per me (e spero per voi) il direttore del giornale L’Avvenire. Un giornale di parte, dirà qualcuno. Bisognerebbe però stabilire una volta per tutte che i salvini stanno dall’altra parte. E trattarli come tali rispetto al Vangelo. Il buon Salvini e il suo sosia-di Marco Tarquinio, 13 agosto 2015 - Qui registriamo due notizie, una bella e una brutta. E i lettori ci perdoneranno questa amara non-barzelletta. Prima la notizia bella. Al culmine di un agosto insonne per la preoccupazione circa la sorte degli italiani in difficoltà economiche e per gli anziani soli, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha deciso di…

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retropensieri

Una bella estate: calda come si deve per la stagione che è; asciutta come si deve per la qualità dell’uva; e, come si deve, non solo metaforizzata da rotonde sul mare. E infatti qualcuno non è andato in ferie del tutto: ma di fronte a una immigrazione che ha sempre più i connotati di un esodo epocale, si è schierato. In modo egregio il vescovo Galantino, che ha puntato il dito su una classe politica fatta di nani e ballerine, per chiosare l’harem da lui citato con parole del tempo di Craxi: per ribadire che si viene da lontano. Ma si è schierato contro - nei soliti modi volgari che conosciamo, e che noi disprezziamo, e invece molti apprezzano, a prezzo di un selfie generosamente concesso - l’attuale capo della lega. Che, riferendosi al vescovo lo definisce comunista (ma che gli han fatto…

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l’italiano dimenticato

D’estate, si sa, i ritmi si rallentano: per necessità biologica, e per necessità spirituale. Trarsi fuori dall’usato quotidiano, dalle premure che pur fruttuose, finirebbero per soffocare. E dunque c’è chi naviga dalle Alpi al Meridione, passando davanti ai cancelli chiusi di Pompei (per un solo giorno? ma era il loro giorno!); chi raggiunge un ombrellone, i piedi nella sabbia, e le orecchie tappate in difesa dal frastuono dei vicini; e chi invece resta nell’ombra soffusa della propria casa, a godersi la calura che sta fuori. Tutti dotati di libri: quelli consigliati da chi ne sa, perché leggere è la vera vacanza. Credeteci. Non vi consiglierò i miei sette libri del mese di agosto: non voglio influenzare i gusti altrui, tanto che quando qualcuno mi chiede cosa sto leggendo, nicchio,…

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nostalgici e saccenti

Due categorie che oggi insegnano alla Chiesa come deve essere. Prendendosela con il suo papa che non è quello che si vorrebbe per sé. Per le proprie sicurezze rinchiuse. Nostalgici e saccenti dentro e fuori la Chiesa. E lo fanno usando generi letterari diversi, a secondo che scrivano o parlino su media laicisti o cattolici: dal sarcastico all’arguto insolente, dal beffardo al sottilmente ironico. Un papa che va dai valdesi? Ma quando mai! Il gesuita divenuto papa che chiede perdono per le nefandezze della cosiddetta conquista dell’America, senza sottolineare che furono i suoi confratelli di allora ad essere espulsi per aver difeso gli indigeni? E dai! E un manifesto - perché tale resterà, che gli piaccia o no,come un’enciclica detta invece che scritta – che chiede finalmente il…

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l’umiltà e la forza del seme

Oggi 28 giugno, eucarestia domenicale qui a Fontanella, nel ricordo di quella prima concelebrata 46 anni fa con il vescovo Clemente Gaddi nella cattedrale di Bergamo. Riporto qui la paginetta di quel giovane prete che fui, apparsa sul periodico del Seminario nell’occasione dell’Ordinazione: per associare gli amici - per la distanza tra i propositi e il vissuto - alla richiesta della benevolenza del Signore - implorato perché non guardi ai peccati nei tanti giorni, ma alla fede della chiesa: dato anche il motto scelto sull'immagine dell'annuncio - PRETE PER ESSERE TRA GLI ALTRI, COME GLI ALTRI, ED ESSERE UN ALTRO - tra presunzione e pretesa giovanile che Dio avrà saputo leggere con il suo filo di humour. L’umiltà e la forza del seme  -  Pure in quei rari momenti in cui la sintesi della…

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businnes

È l’inizio di giugno: dopo giornate afose, l’aria è tersa, e fresca. Spira una brezza di cui solo queste colline sanno il profumo. Il sole del tardo pomeriggio si spande sul fianco dell’abbazia, estraendo il grigio e l’ambra dalle pietre antiche. Purtroppo, non sono tornate neppure quest’anno le rondini: ma un uccellino, di cui non so il nome, sta saltellando nel chiostro. Basta accontentarsi, per accorgersi che qualcosa avviene. E per grazia qualcosa sta avvenendo. Anche se... Per molto meno, ai tempi dei Borgia, facevano fuori i papi. Esagerando. Ma non tanto, se si tiene conto che i vari siti internet oggi sono un’arma micidiale quanto il veleno. Velenosi nella loro predicazione di un papato altro, che soddisfi la loro mania dell’immobilità; del loro fiuto da naftalina per i paramenti…

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Stadio Koševo

Stadio Koševo, Sabato, 6 giugno 2015, omelia di papa Francesco “Pace”. Parola profetica per eccellenza! Pace è il sogno di Dio, è il progetto di Dio per l’umanità, per la storia, con tutto il creato. Ed è un progetto che incontra sempre opposizione da parte dell’uomo e da parte del maligno. Anche nel nostro tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati. È una sorta di terza guerra mondiale combattuta “a pezzi”; e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra. C’è chi questo clima vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi. Ma la guerra…

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solidarietà?

Certamente quella generazionale non esiste. È l’inversamente proporzionale all’uso della parola giovani: sia nel politichese sia nel sindacalese. Quand’ero insegnante – e sono passati decenni - e si trattava nelle classi quinte della differenza cristiana dell’idea di umanità, già allora imputavo al sistema sindacale nostrano una grettezza che si privava del futuro: impegnati solo a difendere i già occupati, senza alcuna cura di chi allora (eppure erano pochi, o forse perché pochi) non aveva lavoro. Ed è strano che una Consulta oggi sia priva di quello sguardo che comprende l’universale di uno Stato, e problematiche molto più complesse dei cosiddetti diritti acquisiti: per cui chi ha una pensione che non riuscirebbe comunque a spendere, se non sprecando, o chi ha liquidazioni che gridano…

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schiaffeggiateli

Prima i no-tav, ora i no-expo. Professionisti del no, che vigliaccamente lanciano pietre e bastoni e bombe carta, e nascondono mani e faccia (all'insegna del nococacola, vivalabirra). Ed ecco la calata di orde di black bloc che come novelli Lanzichenecchi hanno messo a ferro e fuoco Milano. Davvero preoccupanti quelle tute nere abbandonate dopo l’assalto, per eclissarsi ancor meglio. Tattica terrorista, non c’è dubbio, preparata in qualche scantinato, che io sospetto suntuoso, da figli che si mantengono senza lavoro. E dunque nessuno che adesso cerchi di interpretare il loro disagio. Il loro disagio? E magari dopo che su giornali e tv si fomenta da tempo l’opporsi per l’opporsi, in una contiguità tra destra e sinistra che quelli della mia generazione hanno già visto negli anni settanta…

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luoghi comuni

Ho visto stamane due giovani di color ebano addetti alla raccolta della spazzatura: sacchi fatti volare sui camion. E, per l’ultimo tratto d’auto ad arrivare qui, mi si è  presentato il quadretto di quei due che, accompagnati dalla mamma, si fanno raccomandare per un posto, e dei consoci che bofonchiano perché si sentono derubati: non si capisce se per merito, loro, o per primogeniture di chiamata. E per un (in)felice accostamento, mi sono rintronate le orecchie degli slogan di gente alla Masaniello: ma senza metterci il petto, solo una felpa, gente da piazza televisiva ma senza progettualità (gente che si schiera con chiunque pur di non perdere il posto strapagato nel consiglio europeo dove non ci stanno mai; gente che dice agli altri di andare a lavorare, mentre il loro solo lavoro è…

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