Bangul

Mai sentita nominare questa capitale della Repubblica Centrafricana. E neppure, ad essere sinceri, questo stato cuore dell’Africa, così come è chiamato. O meglio, come ho imparato in questi giorni, chiamato il cuore nero dell’Africa: per una sanguinosa guerra civile che ha visto scorrere sangue a torrenti, in uno scenario fatto di sfruttamento di una terra ricchissima di cui nulla ritorna a chi la abita. Mai sentiti nominare. E forse non è solo una ignoranza geografica: è l’ignoranza della indifferenza per tutti i là che non toccano il nostro qui. Quei là che danno meno risonanza alle centinaia di giovani morti su una piazza di Turchia due mesi fa, rispetto ai centinaia di Parigi. Che non è mai una diversa morte, e neppure un diverso dolore. Ebbene là, quella misconosciuta terra africana…

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Inferno a Parigi

Quest’anno, con molta probabilità le luci gioiose che illuminavano le notti nei tre kilometri dall’arco di trionfo alla Grande Arche della Défense probabilmente non si accenderanno. Un altro Natale quest’anno a Parigi: per quanto paganeggiante, e lontano dalla sobrietà di Betlemme, tuttavia chiamava a un oltre di senso anche i più distratti, e forse persino i più avvizziti senzadio. Troppo pesante questa orrenda notte che ha terrorizzato la città simbolo di ben-essere, di una terrestre vita buona, descritta talvolta come per eccellenza la città simbolo del peccato. Aldilà di moralismi datati, è la città che più si avvicina a quella utopia di una terra abitata dalla pace, dalla convivenza. Sì, nate dal sangue le tre parole che racchiudono il vangelo laico dei popoli, nate dal sangue ma…

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Cinque vie

Chiesa italiana in convegno a Firenze per darsi una indicazione di cammino per i prossimi anni. Già visti, convegni così. Ne sono uscite parole belle, colte, raffinate. Come hanno inciso sul corpo delle comunità cristiane? Che cosa hanno detto alle folle che della Chiesa sanno solo gli edifici per i riti di passaggio della vita, ma senza che ne colgano la vita di Gesù Cristo? Insufficienze che non devono frenare dal cercare di nuovo. E questo è il senso ultimo di cinque verbi che questo convegno si è dato. Verbi, cioè azioni. Nutrite da parole, ma azioni. Cinque vie che passano attraverso l’incarnazione di Gesù Crsto, Dio nella tenerezza e nella fragilità della carne umana.  Uscire: dalle sacrestie, dalle proprie strutture, è per eccellenza la missionarietà della Chiesa, chiamata a non…

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Sfollati

Se attraversate il ponte che unisce la bergamasca al milanese, e gettate uno sguardo giù, sicuramente vi fermate: i centocinquanta metri dal livello dell’Adda che scorre, a mulinelli, verso la diga di Concesa, mettono paura; se non fosse che le sponde avvallate raccontano in questi giorni la meraviglia autunnale, che un calendario da Frate Indovino potrebbe pennellare così: tavolozza di colori rosso arancione giallo, e bianco della nebbia a nuvolette, tra il verde superstite a macchiettare il tutto. E sono quei colori, a quinta di un fiume lento e forte, che dicono una natura che si quieta spandendo il meglio di sé, il suo tutto. Un canto del cigno prima dell’inverno, e di una nebbia che avvolgerà nel silenzio sponde acqua e ponte. E i tuoi passi. E sarà per quella ricorrenza di pensieri,…

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Sinodalità

Non tanto i contenuti quanto il metodo. Chi si aspettava un rivoluzione sui sacramenti, e il loro accesso, è lì che la cerca tra le parole dette e quelle non dette. Tanto da permettere a uno di quei firmatari della fronda antisinodale, venuto dall’Australia ad insegnare come si fa il papa, ad insistere il giorno dopo sulle proprie posizioni: ogni persona, ogni storia è da leggere in sé? macché, c’è l’intoccabilità del sabato; e la fame dei discepoli cui proibisci le spighe del nutrimento? se la sono cercata peccando. Ce ne sono, e tanti ad aver paura: paura della misericordia che illumina la giustizia: paura di sé, della propria fragilità che non vogliono riconoscere, e dunque non sanno consegnare al Crocifisso risorto. Paura di una chiesa senza potere: e non il grande potere di…

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Sinodo e misericordia

Riuniti ad ascoltare e a dire sulla famiglia, dalla poligamica Africa all’Asia buddisto-confuciana, dalla spersa Oceania alla duplice America: con il peso di una tradizione europea invecchiata nella fede e nei costumi. E così, le sommarie cronache che escono dicono di una compattezza spirituale nella diversità di vedute. Ché, poi, è un motto di difesa scrivere “diversità di vedute”, quando alcuni cardinali, prima e durante, non sanno cos’è l’umiltà dell’attendere, del mettersi in sintonia ascoltando. Anche i cardinali, uomini!, soprattutto “si" ascoltano: il che non è esemplare per qualsiasi consiglio di una chiesa che voglia camminare insieme. E si assiste, tra l’altro, a una rinarrazione modernizzata della voxpopuli-voxDei, già collaudata nella leggenda di sant’Ambrogio, attraverso la…

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Città

Ma non vale la pena di prendersela con gli anti-immigrati. Adesso è questo, domani è qualcos’altro: materia su cui i partiti di opinione costruiscono le poltrone per i propri cari. Se anche ormai finalmente si possono distribuire in Europa alcuni di quelli sbarcati da noi, su questo non parlano: non gli serve, ora, anzi potrebbe lasciarli senza saliva. Se anche il Pil cresce – di poco ma cresce – loro non informano i loro addetti: e se poi ci credono che si sta guarendo a poco a poco? Che il sindaco di Roma abbia fatto qualche pirlata di troppo, ma che in una somma algebrica gli si dovrebbe riconoscere d’aver scoperchiato un sistema incrostato su interessi delle varie corporazioni (si chiamavano così al tempo del duce) - dei vigili, dei tassisti e dei netturbini (si può dire netturbini?)…

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Brutti

Commenti affettuosi, se volete, ma molto generici: se poi pensate che il titolo più grosso è ancora sulla pedofilia, capite che più che una condanna di quei delitti, è un prurito. Così la missione del papa nelle Americhe viene una volta di più messa in archivio, come se il suo passare dall’una all’altra America, da quella “comunista” a quella capitalista, non abbia segnato definitivamente un punto di non ritorno per le coscienze cristiane. Per loro: e non forse ancora per gli equilibri mondiali. È vero che a Cuba, seppur comunista, ha ricevuto un’accoglienza inimmaginabile; ma non hanno scherzato neppure negli States capitalisti - seppur connotati da un protestantesimo battagliero e da un cattolicesimo conservatore. È vero: è andato all’Onu ad insegnar loro a far l’Onu, come hanno…

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mostro

S’aggira per l’Europa da un secolo. Come un fiume carsico si spande, si rintana, e spesso minaccioso riemerge. Si camuffa, come un attore che impersona di volta in volta il dr. Jekyll o mr. Hyde. Ha in uso da sempre una camicia: può cambiare il colore da bruno a verde, ma l’anima, quella, non la cambia. Quella ha il colore nero della piccineria: un’anima rinsecchita, dalla pelle sgualcita. Il corpo, quel che si vede, no: fuori può ingannare con segni di filantropia. Persino di Robespierre si dice che avesse a cuore la felicità degli umili, una condizione degna per tutti: purché non “meritassero” la ghigliottina. Purché fossero dei “nostri”. Purché (è l’ultima versione dei camuffati) siano veri profughi, perché quelli li prenderebbero anche in casa propria – se avessero spazio, dato che…

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gufare

Vive la maggior parte del tempo nel nido, ha cupi versi monosillabici, abita la notte. Dalla tradizione indiana a quella aborigena, dai miti classici di Grecia e di Roma alle teorie rinascimentali, il gufo è portatore di morte. Non proprio per tutti i popoli: in Siberia, forse perché già l’habitat è immagine di vuoto, lo si descrive come uno spirito benevolo. E per dirla tutta (ma non è tutto), i nativi d’America oscillano tra il vederlo come colui che custodisce la saggezza e lo scheletro della morte (forse la morte è vista come narratrice di salvezza?). Nella letteratura fiabesca il gufo è rappresentato come un animale saggio ed erudito: dotato di chiaroveggenza. Ma per tanti porta scalogna. E infatti gufare è tra i verbi più usati dalle tifoserie che si contrappongono. E fin lì uno…

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