Prima i no-tav, ora i no-expo. Professionisti del no, che vigliaccamente lanciano pietre e bastoni e bombe carta, e nascondono mani e faccia (all’insegna del nococacola, vivalabirra). Ed ecco la calata di orde di black bloc che come novelli Lanzichenecchi hanno messo a ferro e fuoco Milano. Davvero preoccupanti quelle tute nere abbandonate dopo l’assalto, per eclissarsi ancor meglio. Tattica terrorista, non c’è dubbio, preparata in qualche scantinato, che io sospetto suntuoso, da figli che si mantengono senza lavoro. E dunque nessuno che adesso cerchi di interpretare il loro disagio. Il loro disagio? E magari dopo che su giornali e tv si fomenta da tempo l’opporsi per l’opporsi, in una contiguità tra destra e sinistra che quelli della mia generazione hanno già visto negli anni settanta del
secolo scorso: quando gli estremi si toccavano saltavano i treni, esplodevano cittadini nelle banche e nelle piazze. Ora si toccano persino dentro formazioni politiche; si toccano in una indistinguibilità mediatica pericolosa, facendo a gara tra fatti quotidiani e quarte colonne. È tempo d’accorgersi, di non sminuire le parole e le urla di pancia a cui prestano microfoni bugiardi. Un evento che ha dato lavoro a gente che altrimenti avrebbe ancor più sofferto la crisi di questi ultimi anni?; e lo avrebbe dato anche a quelle centinaia che l’hanno rifiutato per non dover lavorare di sabato e domenica? Buone ragioni ce ne sono, che piaccia ai loro, o no; e certamente non sminuendo quei tentativi di corruzione più o meno riusciti che hanno accompagnato l’opera. Ma le buone ragioni non valgono per quei criminali. È dunque tempo di intervenire, come la mamma di Baltimora che schiaffeggia il figlio in sommossa: ma lì i soliti – quelli che fomentano i loro, quelli che passano per l’intellighenzia nostrana – a concionare che non si fa, che quel figlio resterà segnato. Che resti segnato dall’amore di una madre, e non dalla neghittosità presuntuosa di patrigni ingannatori! Li avranno pure, tante donne, visti arrivare a casa figli o mariti (compagni?) che puzzavano di bruciato: che hanno fatto? lavato i panni? spugnato la schiena sudata – poverino! – dei loro ragazzi o dei loro uomini? li avranno rinfrancati con una buona pastasciutta (o con crauti se di razza tedesca)? O avranno chiesto? O non si saranno accontentate di quegli sguardi abbassati a nascondere? O avranno ripreso il diritto di non ospitare chi non sa confrontarsi con lealtà? (Gesù ammonisce – volete andarvene anche voi? – chi sta nella famiglia discepolare non condividendone il progetto, chi dunque non è leale, chi prende senza dare). Eppure, al di là di un enfasi espositiva, che tuttavia sta nella natura di un evento come quello di Milano, il tema doveva essere il loro tema, se davvero fossero quello che urlano. Ma non lo sono: urlano che “un altro mondo è possibile”, e poi imbrattano contro una tematica che vuole finalmente avvicinare il mondo che mangia a quello che non mangia e non beve, perché manca del giusto? È possibile un altro mondo macchiando saccheggiando incendiando una vetrina come quella che vuole denunciare l’ingiustizia, certo usando la bellezza che mai come ora potrebbe salvare il mondo? Mamme che non vi rassegnate ad aver partorito figli stupidi, schiaffeggiateli. Solo voi potete fermarli. Se non vi riesce di farlo in nome della vocazione evangelica che avete consegnato loro con il battesimo, fatelo per la vostra stessa dignità materna.