restauri nella Roma del Papa

Che la bellezza faccia parte della fede perché è faccia di Dio, ce lo diciamo da molto tempo anche noi. Che la lettera del cardinal Martini abbia sorpreso, è solo la riconferma del baratro che esiste nella cultura, che alla voce religione neppure più può mettere in conto almeno il catechismo di Pio X. Ci rendono belli le cose belle per Dio. E l'arte è una espressione di questa bellezza: da sempre, per tutti gli uomini. Perché la bellezza è verità,

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anno santo, di gioia e di sofferenza

Tutto ignoro di te fuor del messaggio muto che mi sostenta sulla via. (E. Montale) Per i cristiani potrebbe essere la grande illusione di fine millennio, l'anno del Giubileo che ci sta davanti. Non so per quanti di quelli che restano, in quello che mi pare un campo già molto sguarnito. Ma per qualcuno sicuramente; e non solo nell'area dei semplici: molti stanno consciamente nell'area di chi può. Forse la grande, e ultima illusione, prima che si precipiti sulla terra la tanto attesa conversione. Che, per sua natura, è dolorosa: divarica,

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e dopo, la Pentecoste

Ritornavano fuori preti, i giovani che erano entrati trepidanti in cattedrale, in una processione bianca che li faceva ancora più belli, semmai fosse stato possibile. Accolti da applausi commossi, di chi li ha conosciuti da una vita, o dal breve tempo che li ha condotti lontano da casa ad imparare un mestiere prima di una decisione. Riconosciuti come uomini nuovi. Ma erano gli stessi di qualche ora prima, forse un po' meno trepidanti, nel tripudio

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nei sogni, la verità è sempre un’altra

Come in tutte le fiabe, ha una sua morale l'inizio del capitolo di un libriccino, piccolo ma prezioso di Martin Buber, Il cammino dell’uomo. È un racconto chassidico, che narra la storia di "Rabbi Eisik, figlio di Rahbi Jekel di Cracovia. Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripeté per la terza volta Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte

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egli subito uscì, ed era notte

Chi può dire che cosa davvero si aspettasse per quell'uomo, quando al prezzo di trenta denari lo consegnò? Si immaginava che lo avrebbero crocifisso, che lo mettessero a morte? Ma era questo che davvero voleva? Oppure forse intendeva solo isolare il Nazzareno, impedirgli di affascinare ancora la gente con le sue promesse illusorie, con i suoi orizzonti impossibili? Ma, prima ancora, che cosa l'ha mosso? L'avidità, come sottolinea Giovanni,

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un’esplorazione di sé nei racconti di altri

un'esplorazione di sé nei racconti di altri Naturalmente, non tutti i libri hanno lo stesso coinvolgimento. I libri di utilità, se non li puoi tradurre subito nel mestiere, vanno in quegli scomparti di reperibilità che la tua mente si è data: ti senti più irrobustito, ma ti stacchi più facilmente. Altri no. Altri sembrano scritti per aiutarti a ripercorrere la tua vita: i tuoi incontri, le tue opportunità sfruttate e le occasioni mancate; a mostrarti i sogni che non si sono svegliati nella realtà e i progetti

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la grazia di persone semplici

C'è gente che se non si complica la vita, non vive. Fa nascere problemi dove non ci sono, complica ancor di più quelli a cui non si può sfuggire. Ingarbuglia, travisa, chiama leoni i gatti e montagne i dossi. E il più delle volte crede d'essere nel vero; qualche volta, invece, pur sapendo di esagerare, non si ferma: o perché non riesce o perché gli sta bene. Il risultato è una rottura nelle relazioni: sia quelle dovute, come di padri in figli, sia di quelle gratuite,

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marmellate infide e sacre lacrime

Serpeggia la stanchezza dentro la Chiesa. Qualcuno la trova nello stress per il troppo che circonda le attività parrocchiali: troppi appuntamenti, troppe pratiche, troppe riunioni. C'è da ringraziare per comunità cristiane che finalmente hanno preso strade d'impegno più vere rispetto al passato. Ma a quale prezzo? C'è una marmellata di buonismo che corrompe il Vangelo di Gesù; e una indistinzione che inevitabilmente

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c’erano una volta i morti

Ragazzi e giovani si scontrano con la morte, oggi, soprattutto sulle strade; poco nelle cliniche e negli ospedali; quasi mai in casa. Così i viali dei cimiteri sono zeppi in questo novembre di una varia umanità, che è tuttavia della stessa età. Pochissimi i giovani, a confrontarsi con la morte pur affievolita dai fiori recisi che si stendono a giardino su tombe povere e su tombe pretenziose. Forse per un mondo che a loro sta tutto davanti; forse per un'educazione

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il ritorno è nel buon odore di casa

Domenica sera, sono stanco e tra poco celebrerò la messa delle sette. Nel tempio c'è lui, capita due tre volte in un mese: capelli lisci di grasso raccolti dietro le orecchie, i suoi occhi mestissimi piantati su di te a interrogare e a giudicarti, una faccia colorata di sporco che si apre talvolta al sorriso ironicamente divertito quando fingo di maltrattarlo. Da quanto lo conosco? Anni, ormai: da quando era nella sua fase violenta,

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