Si parla di miliardi. E per una volta non di soldi ma di bellezza. Quanto ha trasmesso il telescopio astronomico lanciato negli abissi del cielo ci ha avvicinato a numeri impensabili – miliardi di galassie che contengono miliardi di stelle! E per noi che ormai non vediamo più neppure quel centinaio nel pezzo di cielo che ci sovrasta, troppi lumen delle nostre artificiali illuminazioni di strade e case, sono cifre incontenibili. Se non per la gioia dell’essere immersi in questo universo incredibile! Avvicinati di più all’origine, a quel big bang su cui scienziati credenti e no si interrogano: dal nulla nulla. E dunque? E che questo universo sia non solo logico nelle sue profondità immani, ma anche bello, beh, è bello!
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Per contrapposto, quelli che si sono fregiati di cinque stelle – forse per dirsi un albergo di lusso della politica piazzaiola – han dato stura alla voglia di altri poveretti che del Parlamento han fatto bivacco per sé. Ci sono stelle e stelle, e se ne accorgesse prima di settembre il popolo finalmente (!?) chiamato a pronunciarsi. Dato il becerume diffuso che prende piede sulle tastiere social, c’è da pregare molto più che chiedere la pioggia. Rischiando di essere irrisi come per le preghiere ad petendam pluviam: perché sperare in una politica pulita sembra essere utopia dei santi
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A proposito: oggi la liturgia celebra santa Maria di Magdala, che non è la Maria di Betania (sempre difficile predicare la differenza). La sua vocazione? annunciare agli apostoli, non pretendendo di essere apostolo. Il che introduce a quello spinoso problema delle donne nei gangli nevralgici della Chiesa; a quel servizio scambiato per potere dai maschi chiamati dal Nazzareno, e per il quale le donne (alcune) pensano di contare solo attraverso un servizio che sia potere. Dimenticando il privilegio di essere Maria di Nazareth o Maria di Magdala.
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Le due o tre multinazionali della frutta chiedono alle Chiese che cambino il simbolo del male: basta la mela!, un frutto penalizzato dall’averlo definito il frutto proibito. Peccato originale sì, ma senza male. Che anche il più distratto dei frequentatori del catechismo, oltretutto sa distinguere tra forma e contenuti. Ma tant’è: se si avviano le rettifiche bibliche, gli amanti dei serpenti, o i teneri difensori di agnelli li vedremmo con cartelli fuori dalle chiese (ah, si sono già visti? insieme ai negazionisti di varia natura che aumentano di giorno in giorno?).  Mah, che dire dell’insipienza umana che, questa sì, aumenta in modo strepitoso?
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Per esempio: che dire della tragedia della Marmolada? Una fetta di ghiaccio che stacca, e crea morti e feriti? Si apre un fascicolo della pretura, e imputato sarà il ghiacciaio, chi altri? Eppure ecco la rabbia dei familiari delle vittime: non dovevano farli salire. Come per la pandemia e i familiari dei morti che chiedono giustizia: a chi? contro chi? e per che cosa?
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Per fortuna che rinchiusi a finestre tappate si può godere del Tour. E del duello di due grandi campioni, che per una volta (non la sola: a distanza esatta di settat’anni la borraccia tra Bartali e Coppi è immortalata da una foto in bianco e nero) dice di rivalità che sanno di umanità: di chi aspetta il rivale azzoppato da una caduta, e da una stretta di mano che riconosce una vittoria più preziosa di un traguardo di tappa. Ci sono esempi così, che alleggeriscono dalle brutture che pure ci accompagnano, in quest’estate torrida.