La cosa continua nei modi peggiori, e le domande si moltiplicano se si vuole capire la ragione e il torto: supposto scontato che le morti, gli stupri, gli sfollati non ci devono essere, su questo io e voi siamo d’accordo a prescindere. Ma ci sono. Così come la contemporaneità dell’altra guerra: di chi le spara grosse su quanto non avviene, e lo fa sia l’uno che l’altro. Appunto: neonazisti chi, gli assaliti o gli invasori?  E la caccia ai traditori? Alle spie? E tutto il buono che non è da una sola parte: sospetti generalizzati che stanno prolungando questi eccidi chi sa fino a quando.  Giornalisti lì a raccontare, perché lo strazio raggiunga finalmente la coscienza di chi deve decidere; giornalisti locali o stranieri brutalmente fermati con la richiesta di giustificare la loro presenza: e sì, camuffarsi è possibile ed essere sabotatori. Ma sentirsi dire da quel campione molto ammirato che è il presidente invaso non ho tempo di occuparmi dei traditori, ma presto saranno tutti individuati e puniti, non fa bene alla pace. Sono parole in uso alla tua parte avversa: e dunque tu come lui non hai un cuore di pace. Così come non ce l’ha (o ce l’ha?’) un cuore di pace la madre di Evgenij, che si dice orgogliosa della morte del figlio morto per noi, per la nostra vittoria nazionale. Dove non si sa più quale limite si dà alla vita, soprattutto se vivi in una società corrotta, che fa ricchi i pochissimi, e lascia nella miseria i tanti. E nella miseria di testa: per cui applaudi al tuo sfruttatore. Evgenij è uno della generazione ultima: diciannovenni morti – dal confine con la Mongolia, dalla Siberia, dai piedi dei monti Urali, dalle rive del Volga e del Mar Nero – le cui facce interrotte compariranno su croci ortodosse in cimiteri della grande Russia. Occorre porsi delle domande, perché la verità mai come oggi è confusione. Perché i né né di chi non vuol vedere? di chi non sa piegarsi, in un dovuto atto di pietà, sugli uccisi? di chi, ancora una volta non si schiera, per poter salire a suo tempo, vigliaccamente, sul carro del vincitore? Il Papa si è schierato con gli oppressi; e tuttavia non rigettando gli altri. Vuole russi e ucraini insieme nella via crucis prossima: e l’arcivescovo greco-cattolico (cattolico!) il vescovo di rito latino di là gli mandano a dire che agli ucraini la cosa non piace e non si faccia. Gli ucraini non sono un popolo di pace come lo si pittura? Hanno ragione i filorussi nostrani, che forse no del tutto ma un po’ sì, i due popoli sono gemelli nel male?    Occorre porsi domande, certo. Il che non impedisce di accogliere i fuggitivi, e di sostenere con pacchi dono i resistenti in patria. Ma porsi domande aiuta a correggere la nostra tendenza a dividere con un taglio netto i buoni dai cattivi. Soprattutto per il futuro. Soprattutto per qualsiasi altra area geopolitica che ci coinvolga emotivamente nei loro conflitti. Perché è stato scritto e io sottoscrivo: tutti colpevoli? Forse no; ma sicuramente nessuno è innocente. In momenti come questi.