Al giro di boa dell’estate, con il proverbio che sembra mantenere – in un tempo di metereologi da telefonino – una sua validità, quando parla del bosco rinfrescato, e dunque di ombrelloni richiusi sulle affollate spiagge sui tanti chilometri dell’Adriatico … Al giro di boa ti accorgi di avere occupato il tempo altrove. Non per pigrizia, per più di un mese di vuoto per questa rubrica; ma per l’estate, che segna le ore anche sulla collina di sant’Egidio. Ora di lentezza ritrovata, di un garbo nuovo verso la vita. Ma al giro di boa riemergono motivi che rimbalzano a prevedere preoccupazioni. Certo l’Afganistan, soprattutto l’Afganistan, che è un po’ più in là di noi, ma insomma a chi non è vicino al cuore? Violenza a segnare il futuro di un popolo, eseguite, quelle violenze, dallo stesso popolo: dai giovani che vent’anni fa, in odio all’America, hanno imparato l’odio alla libertà; e che ora scorazzano di casa in casa a stanare nemici che si sono inventati, per giustificarsi (ma si giustificano, o non ne hanno più alcuna sensibilità?) stupri e analfabetismi umani. In nome di Dio. Di quale Dio, lo sa Dio. C’è quell’altro proverbio di cui si è abusato anche nel cortile cristiano, dall’elezione di Ambrogio a vescovo di Milano fino ai nostri giorni, seppure un poco riadattato. Vox populi vox Dei? ma quando mai! Il bambino che nell’imbarazzo generale dice un nome (leggende, ma quanto hanno capovolto gli eventi?) e accontentiamoci. Non nel caso di Ambrogio, certamente saggio e santo, ma di tutte quelle piazze che hanno inneggiato e inneggiano a capi improvvisati dall’ignoranza. Dove gli incolti si ergono a giudici della storia, nascono ingiustizie: che gli azzeccagarbugli di professione mistificano di ragioni per la pancia di chi rovescia la farina e finisce per non avere più pane. È l’assenza della saggezza, che latita pure in un tempo difficile come quello che viviamo. Il detto i saggi traggono profitto dagli stolti più che gli stolti dai saggi attribuito da Plutarco a Catone il Censore: se gli stolti imitassero i saggi non sarebbero più stolti. Non c’è oggi imitazione verso l’alto. Vi sono due fazioni che combaciano, attorno a noi: è il tiro al piccione sponsorizzato da giornalisti cosiddetti liberali (molto cosiddetti!) a Bergoglio papa e a Draghi presidente. Hanno cominciato con il primo e proseguono con ambedue, sbertucciando quanti si dicono: vuoi vedere che finalmente ci siamo? con guide finalmente capaci?  Hanno solo voglia di sé, delle proprie convinzioni, delle proprie tribù: e vadano pure male le cose. Imbecilli o ignoranti? Se gli dici di una spiritualità dell’imperfezione, che è il meglio del sentire cristiano; un rifiuto di quella perfezione che produce mostri se non è attribuita solo al Signore della vita: se gli dici così ti bollano di eretico, confondendo la santità umana con la santità di Dio. Rinnegando così che il meglio possibile all’uomo sta nell’accogliere l’altro diverso da sé, come ha mostrato fino alla croce il Nazzareno. Quasi impossibile narrarlo a islamisti senza cuore, ma perché difficile per battezzati? Il dopo covid chiede di porsi finalmente una domanda così, e prima di affannarsi a riportare in chiesa su schemi obsoleti la tanta gente sparita. Perché non inseguire la minorità cristiana, il dove due sono riuniti nel Suo nome – due e non centinaia; perché temere le catacombe? Ma che dici? Sento rmbalzare su queste righe l’affanno di molti: e l’evangelizzazione’ appunto evangelizzare per trombe o per esemplarità? Amatevi l’un l’altro: Tertulliano testimonia che i primi cristiani prendevano queste parole di Gesù così sul serio che i pagani esclamavano, ammirati: Guardate come si amano! Lo potrebbero dire , non dico gli islamisti, ma i mussulmani, gli induisti, gli ebrei e quanti cercano con cuore sincero? Ma potrebbero dirlo i cristiani di loro stessi? Certe righe sono piene di odio. E sono di chi si professa cristiano. Questo lo scandalo denunciato dal Vangelo a cui non potersi rassegnare.