Qualche alto prelato, per altro dimesso pur senza togliergli diritti di porpora – anche se è stata evidente a suo tempo una sfiducia – si dice nella scia di quel primo Concilio, quando Paolo rimproverò Pietro, senza per altro togliere obbedienza a chi il Signore Gesù aveva messo a capo. Bello e giusto. Non fosse che s’incanala apertamente dentro quei suprematisti cristiani che – sulla scorta di quelli bianchi d’America  – finiscono per dirsi favorevoli all’attuale reggente, dovesse votare per uno dei due di là. E dunque sposa quella corrente di devoti non credenti che titolano le loro articolesse con “il trappolone dentro cui è finito di nuovo il Papa”. Che ormai ha dato loro le ultime armi per farlo fuori, mi è certo. Non con i veleni dei tempi dei Borgia, ma con quella prelatizia smorfia che “sì, certo, mi spiace, neh!, ma insomma, dovrebbe parlare solo per encicliche, e non a ruota libera con donne  e uomini che magari stanno su sponde opposte alle nostre”. Dunque, per riassumere per chi sa e chi non sa: un documentario su Francesco fa un’operazione di colla-incolla,  con molte lacune (deliberate?) a partire da un’intervista che una giornalista messicana gli ha chiesto dopo quella frase sull’aereo, riguardo alla omosessualità: “chi sono io per giudicare i figli di Dio?”. Ecco tutto sta lì: non un giudizio per categorie di umani, ma ciascuna persona è degna di diritti in quanto figlio di Dio, e non come figlio minore. Nell’intervista originale il Papa parla di convivencia. Non parla di matrimonio, che lui stesso riconosce da sempre di altra natura: generativa ed educante. Ritiene semplicemente quello che molti cattolici ritengono da tempo: che vi debba essere una legge che riconosca loro diritti civili per essere legalmente coperti nel difficile della vita; tutto qui. Ma certo è tantissimo per molti. Per quelli che non riescono a digerire le parole del Signore, che sono la Parola, caro prelato d’alto bordo a cui pure ti richiami per correggere il Papa (che va corretto quando sbaglia, è indubbio, ma non quando ti mette su una direttrice correttiva dei tuoi ingessati pensieri); e non citando solo quella contenuta nel primo Testamento. E dunque, “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Leggere i segni dei tempi è anche chiedersi se davvero la dottrina della Chiesa non è mai cambiata nei secoli: chiederselo per rispondere ovviamente che sì, e per grazia di Dio. E solo per questo tema – che è il tema dell’accoglienza per ogni persona – non ci si deve porre interrogativi? Ci si deve rinserrare nel limbo di definizioni che di fatto tengono al margine? Una nota comica, da quei devoti non credenti, tipo quelli che quando filosofeggiano si fanno una Pera: scrivono che Ratzinger fu un papa laico, Bergoglio è un giustizialista. Come dovrebbero invertire ora, senza naturalmente mancare di rispetto a Ratzinger che non lo merita? Non invertiranno. Peggio di quei chierici acquiescenti alla dottrina senz’anima. Alla dottrina che non ricorda l’incarnazione come radice dell’obbedienza a Cristo di chi vuol esserGli discepolo.