Un’enciclica che darà del filo da torcere alle pance dei detrattori di Francesco papa. Che sulla tomba di Francesco d’Assisi firma una lettera a questo Mondo che, nonostante quel che accade, si sta svagando su se stesso; e a questa Chiesa che è ancora fissata sul dare il cardinalato a certe chiese italiane che l’han sempre avuto: come se la porpora fosse un sacramento!; arrivando perciò – perciò! – a proclamare una Chiesa italiana in declino. Perciò! E non perché da molto tempo ha rinunciato ad essere incarnazione della rivoluzione del Vangelo, quella appunto che nella Lettera trova le sue espressioni da mal di pancia: “La perdita del senso sociale è camuffata da una presunta difesa degli interessi nazionali, e dunque da conflitti anacronistici, nazionalismi esasperati, risentiti e aggressivi, da un mondo sequestrato dalla finanza e da poteri economici senza vincoli”; e anche: “Chi sta peggio sono i «migranti», nemmeno degni di partecipare alla vita sociale e purtroppo molti cristiani condividono questa mentalità inaccettabile. A questa aggressività sociale e ai fanatismi partecipano anche persone religiose. E quello che fino a pochi anni fa non si poteva dire di nessuno senza il rischio di perdere il rispetto del mondo intero, oggi si può esprimere nella maniera più cruda, anche da parte di alcune autorità politiche, e rimanere impuniti”. E pure:”Non è accettabile che nel dibattito pubblico abbiano voce solo i potenti e gli scienziati. Le religioni infatti raccolgono secoli di esperienza e di saggezza, ma i leader non devono essere mai imprudenti e giocare con integralismi e fondamentalismi. Mal di pancia da subito. Tanto che ci si è buttati a quell’ipercritica che risente dei vuoti non solo mentali, ma di cuore: odiano!; e chi lo nega li aiuta a continuare ad odiare. Se poi qualcuno s’attacca a quel fratelli che non avrebbe attenzione per le sorelle, di primo slancio mi vien da dire che s’attacchi. Ma non è cristiano. Anzi non è umano, e proprio secondo il vangelo ripresentato dalla Lettera. Dunque, da fratelli non coltelli lasciamo che dicano. Anche il cardinal Ruini, per non lasciar mancare nulla al collegio cardinalizio – che in questi ultimi tempi ti fa chiedere se lo Spirito santo davvero non c’entra, come io ho sempre creduto per altro, nella loro elevazione alla porpora, e in tante altre cose ecclesiastiche in cui è impropriamente reclutato – il venerando cardinale della rivoluzione culturale fallita ha detto l’altro giorno che se uno critica il papa non vuol dire che gli è contro. Anch’io alla sua età non saprò distinguere tra chi critica e chi disprezza? Tra chi definisce eretico Francesco, e chi non critica il papa per criticare il Concilio, che è stato traduzione evangelica per l’epoca che viviamo, in uscita dalle epoche che non appartengono più a una lettura puntuale di quanto il Signore vuole che viviamo oggi – sempre supposta una risposta convinta al suo se vuoi essere mio discepolo? D’accordo, siamo in un anno bisesto: nefasto per tutti, prelati compresi. Ci è stato dato da madre natura un tempo per il sabbatico: usarlo? Macchè. In streaming preghiere e messe a profusione anche dai salottini di preti che si sono ormai sentiti importanti per l’apparire nelle 60 famiglie privilegiate sulle 2000 che contano le loro comunità. Non il vuoto che chiama, non l’interruzione che provoca. Esserci comunque, pur non essendoci davvero. Mi si conceda una autocitazione: nell’anno del giubileo si è sospeso tutto, là dov’ero, ma proprio tutto, in parrocchia, eccetto la celebrazione eucaristica. Al ricominciamento, che qualcuno paventava svuotato nelle convocazioni di varia natura, un afflusso moltiplicato dagli adolescenti agli adulti. Ci dessimo – siamo ancora nell’era del covid 19 – un anno sabbatico? Basta su tutto, concentrandoci sulla Eucarestia celebrata con le attenzioni ma senza ossessioni alle indicazioni sanitarie? Per ritrovarci alla fine in una sinodalità dalle comunità parrocchiali fino alle diocesi – per chiedersi: che cosa è essenziale per la nostra fede che chiede di essere evangelizzante? Che cosa potare e che cosa trattenere? Domande cui vorrei tanto ci si mettesse a dar riposta. Per non perdere la grazia, nella disgrazia, della pandemia.