La pagina bianca intimorisce appena la apri. Poi ti fidi di quel che pensi, e incominci a scrivere. Di solito senza perdere troppo tempo. Ma non  è sempre così, e questa è una di quelle volte, e non perché abbia una qualche ritrosia a scalpellare i monumenti: se vanno scalpellati (e l’operazione non è mai per demolire, ma per rimodellare – tuttavia tenete presente lo scalpellìo di Michelangelo sul naso del suo Mosè – inutile perché illusorio). Certo è che occorre aver buon senso per non scambiare verità con menzogne. . Dunque, a proposito di monumenti: perché i cardinali  ricorrono così spesso ultimamente nelle cronache di chi non apprezza più il silenzio d’oro? L’uno (già scritto, ma repetita juvant fino a che non c’è chiara conversione) che invoca novene contro un Sinodo voluto dal papa, e dunque contro il papa stesso, anche se è di quelli che premettono sempre che loro al papa gli vogliono bene, così come si premette io non sono razzista, ma… ; l’altro che prega perché il papa non firmi quanto il Sinodo auspica rispetto ai viri probati, che si vorrebbero per nutrire di eucarestia quanti fin’ora non la possono vivere. E quest’ultimo è il cardinal Ruini, un sant’uomo e lo dico senza quella sottile ironia che accompagna le immagini dei santini di turno. Un uomo intelligente, che ha fatto storia nella chiesa italiana, ma. purtoppo, una storia di parte. Forse perché emiliano, dove i comunisti erano lo spettro di quelli sovietici? e dunque ancor più intriso dell’angoscia che slavi affamati di bambini calassero anche in Italia? Uno schieramento, che lo ha indotto a “scomunicare”  l’espressione di “cattolico adulto” usata dall’allora presidente del consiglio Prodi per dire una laicità politica rispetto a indicazioni di simpatie destrorse dell’allora capo dei Vescovi italiani. E gli fa dire ora che sventolare il rosario nelle piazze o sulle spiagge può essere il modo di un politico di mostrare una sensibilità religiosa! Unendoti i due periodi, un editorialista scrive: sua eminenza il cardinale Camillo Ruini crede in Dio e in qualunque peccatore si opponga alla sinistra. A suo tempo diede la sua benedizione a Berlusconi, oggi fa lo stesso con Salvini. Noi agnostici possiamo solo sperare che stavolta l’effetto sia più rapido. Nelle stanze ovattate dove giustamente coltiva la sua età di novantenne, è facilmente presumibile che non gli arrivino i respiri del tempo, quell’angosciante atmosfera che circonda le canoniche di preti smarriti da una indifferenza pari al dirompere di uno spirito antievangelico. Pontifica su un atto di Chiesa, quale è un Sinodo, e benedice – pur con qualche distinguo prelatizio – chi è a capofila del dissesto del capitolo 5^ dell’evangelista Matteo, e dunque dell’intera buona notizia portata dal Nazzareno.  Resi incapaci, i battezzati, di abitare il Vangelo da una ossessiva predicazione partitica che sbuccia gli argomenti più egocentrici per la pancia di un popolo: che dire bue sarà politicamente scorretto, ma vero. Cari porporati, lasciatevelo dire da un vostro mancato collega cardinale (se tanto mi dà tanto…): il martirio di cui è segno il rosso del vostro abito, potrebbe essere quello di accettare di vivere una stagione di Chiesa che non capite. Ma che non per questo è meno vera della tante altre gloriose del passato, dentro le cui pieghe vi credete salvati.