Oggi la neve si sta sciogliendo. Ed è sgradevole da sempre per me: quello sgocciolio dai tetti dice una fine, la fine di una bellezza, la fine del tempo bello. Tenendo separati sostantivo e aggettivo – tempo e bello – per dare segno ai tempi, per finalmente sapere di che condizione si vive, e in verità. Checché ne pensano quanti ormai usano beltempo e maltempo come fossero interscambiabili. E infatti, per i quanti, è beltempo se c’è sempre cielo azzurro – o anche cinereo, come succede con l’inquinamento che inevitabilmente si fa con il cosiddetto beltempo: quel che conta è non piova e/o non nevichi. Perché, appunto, è maltempo se piove. Non fa nulla che si soffra per due mesi di siccità: sconfiggete la siccità, ma non toglieteci il beltempo. Di contraddizioni è piena la terra, dice la Bibbia: e non ci si può fare nulla quando la natura si svolge secondo calamità. Ma delle contraddizioni dell’uomo è bene avvertirsi: spiacevoli? è il meno che si possa dire. Pericolose invece. Perché toccano il cuore dell’esperienza conoscitiva della bellezza: certo il cielo di Lombardia così bello quando è bello, e chi lo nega? un cielo azzurro solcato da setose nubi bianche, chi non lo gode? Ma pure un’acquata improvvisa, a catinelle, d’acquerugiola o d’acquazzone, a irrorare la terra, a liberare uomini e donne da quell’elettricità corporea che tocca pure, talvolta e nocivamente lo spirito – chi non ne gioisce? Solo i quanti che non sanno – e non vogliono sapere – il bene dell’alternanza: oltretutto un dono gratuito riservato a questa regione climatica in cui ci è capitato di vivere, rispetto ad altre zone meno favorite dalla sorte. Appunto, è la bellezza di cui non si ha più dimestichezza: racchiusi nel presente, incapaci dell’intelligenza che si ciba della diversità. Ditelo a quanti si beano di trasmissioni televisive dove la dignità non è di casa, e la volgarità nutre ore di dimenticanza di sé; o a quanti intendono la propria identità come oppositiva e negatrice dell’altrui: quel che avviene contro i migranti è quanto avviene già nelle famiglie. L’altro non è; o è da poco, così da poco da non farmelo considerare. Forse perché nero non è luce? o disabile, più o meno conclamato, non conta? E se la bellezza fosse nell’eclisse di luna, che si veste di nero, che toglie luce, ma così prende consistenza la sua presenza, a falce o tondeggiante in un cielo scuro? Sto chiedendomi dove sta la bellezza di questa stagione della Chiesa, con poca luce, in una atmosfera di piovaschi uggiosi. E mi dico che c’è, baluginando qua e là in piccole luci di grandi uomini, di donne splendide. Non fanno orchestra, ma preparano il concerto: di chi vive sperando e affidandosi. Di chi sa ringraziare per il bello e il brutto tempo; insomma, per le stagioni della vita. Perché la vita è comunque bellezza