Scrivo mentre si stanno completando le chiamate per l’elezione dei due presidenti del Parlamento. Che sembra ormai realizzare quanto hanno già detto i muri di Roma, con quella moderna pasquinata del murale che profetizza un abbraccio tra due forze che in campagna elettorale si sono dette opposte l’una all’altra. Ma noi dovremmo gioire purché si realizzi il salmo 85, là dove si auspica che il futuro veda abbracci, sempre. Per la verità, il salmo dice dell’incontro di amore e fedeltà, di giustizia e pace. Ma sono parole che chiunque vorrebbe realizzate, da qualunque abbraccio provengano. O no? Ma sarà così? In un suo studio, l’amico Nando Pagnoncelli dell’Ipsos racconta che quel che è avvenuto all’inizio di marzo è frutto di una campagna elettorale “fake”. Una competizione elettorale basata su falsità, perché improntata su percezioni e non sulla realtà, su un mentire di chi sa di mentire, e non sulla verità delle cose. E ne fa un elenco: realtà – per pigrizia, per ignoranza, o semplicemente perché guidati alcuni da paure e altri da odio? – di cui non ha tenuto conto l’ottanta per cento dei settantacinque italiani che si sono recati al seggio. Quale elenco? Voi che mi leggete, senz’altro lo conoscete: ma è bene stamparselo per poterne dare notizia a quell’ottanta di settantacinque che ci circonda: di qui a quando non si sa, ma occorre cominciare, gentilmente ma fermamente, a raccontare, perché i condòmini di quest’Italia arrivino un po’ più equipaggiati mentalmente. Dunque: gli immigrati sono il 30% o il 7%? i disoccupati sono il 48% o l’11%? i musulmani tra noi sono il 20% o il 3%? I numeri sono numeri: eppure su queste tre voci hanno giocato quelli che si sono presi più voti. Il popolo deve essere informato, prima di scostare quella tendina che lo fa padrone del destino di tutti? O deve fidarsi del guru del giorno, che gli spiattella false notizie? Ma allora, in quest’ultimo caso, dire che il popolo è bue è proprio così politicamente scorretto? O non invece una doverosa correzione fraterna? Tutti ricordiamo i vaticinatori della liberazione che l’uso di Internet avrebbe dato a chiunque. Ma Internet è una macchina che informa (e non sempre informa secondo verità) ma lascia ciascuno a dover discernere secondo se stesso. Che è un po’ quel che è successo alla Bibbia data ai singoli – perché ciascuno ne ha diritto, ed è vero; ma, senza criteri di lettura condivisi, ciascuno si è preso le sue pagine, ne ha caracollate altre, e altre le ha strappate: sono così nate le mille confessioni protestanti (povero Lutero!). Così nascono le milioni di opinioni: poiché ognuno è padrone della verità, della sua verità, e in forza di quella diventa giudice. Che qualche traguardo lo si sia tagliato negli anni scorsi, non è servito a chi non è attento al bene comune, ma solo allo spuntare dell’insalata nel proprio orto. Così gli immigrati diventano comunque troppi, e troppi i musulmani e i disoccupati. Su “la verità vi farà liberi”, dove siamo? La verità che si nutre certo della bellezza degli abbracci, ma purché siano di amore e fedeltà, di giustizia e di pace. Ce la faranno i nostri eroi? O si scontreranno con le menzogne su cui si sono seduti? Da una raccolta di iscrizioni funerarie mi sono segnato qualche anno fa questa (e ve la do in latino non certo per spocchia, ma per una verità del testo): Quaeritur a cunctis, iam respondere fatigor, dant lachrimas, animi signa benigna sui – È la domanda di tutti, a cui già sono stanco di rispondere; e versano lacrime, segno del loro animo gentile. Succede spesso che si rimpianga il malfatto: poiché ci sono quelli che si sono accomodati, e quelli che li hanno fatti sedere. Ma c’è un ravvedimento, una gentilezza in tutti: occorre farla sgorgare, perché le lacrime non siano vane, e non si nutrano di rimpianti a lungo. Ma irrorino il presente di speranza.