Voi pensate che quanti hanno costruito la loro fortuna editoriale e giornalistica sulla antitesi tra Benedetto e Francesco, adesso non si poggeranno ancor più su quel santo di Giovanni Paolo che per essere tirato da parte è stato (ed è) un campione per loro? Voi pensate che dopo lo “stolto pregiudizio” con cui Benedetto ha bollato quanti si schierano per un sedevacantismo si fermeranno? Permettetemi: vi sbagliate. Il soccisottopensiero ha talmente intriso personaggi lontani dalla predicazione evangelica di Francesco da impedir loro di esserne toccati. Papa Bergoglio non è un liberale, secondo le assurde accuse di quelli, ma un radicale, uno che va alla radice del Vangelo. Di lui, di Francesco, si può dire, che piaccia o no, ciò che Hanna Arendt disse del santo papa Giovanni: “un cristiano sul trono di Pietro”. Per individui che si sono immiseriti dentro l’idea di una Chiesa che o vive dentro i fasti mondani o non è, la sacrosanta desacralizzazione del papato in atto non è altro che un ritorno a quel comandamento del Signore, che chiedeva ai discepoli di mettersi in cammino leggeri, senza più di una tunica, e tanto meno di metri e metri di porpora con cui alcuni ancora oggi pensano di essere solo così degli stimabili cardinali. Si potrebbe pensare che sono irrimedibili, quelli che soprattutto dentro la chiesa ostinatamente ogni giorno criticano il Papa e il suo modo di guidare la Chiesa: se non fosse che è lo stesso vangelo a dirci che su nessuno occorre perdere la speranza di una conversione; e il crocifisso con Gesù è lì ad avvertire (se non fosse per quell’altro crocifisso con Lui…). Tra gli attacchi più plateali che sono stati mossi in questi cinque anni di servizio papale, ricorderete quei manifesti apparsi sui muri di Roma: “A France’ hai commissariato congregazioni, rimossi sacerdoti,decapitato l’Ordine di Malta e i francescani dell’Immacolata, ignorato cardinali … ma n’do sta la tua misericordia?”. Aver combattuto la corruzione dei soldi e delle carriere, e la vanità di preti che si specchiano con tricorni di seta o cotte plissettate, è questa la sua eresia? Seppur in modi e stili diversi, e anche con linguaggio diverso, non è forse quanto lo stesso Benedetto ha messo in guardia più volte? Contrapporre il magistero dei due papi è oltraggioso soprattutto per Benedetto: non se ne accorgono? sono così stolti? (stupidi sarebbe la parola giusta se non fosse che Gesù ci ha proibito di dare dello stupido agli stupidi – ma Gesù che dà dei sepolcri imbiancati agli sbiancati sepolcri…?). Stupirsi perché Francesco ha rifiutato di abitare nel palazzo regale, oltretutto portando ragioni così umane, così vicine alla nostra fragilità – quale il non sopportare la solitudine di una casa senza il sano trambusto della quotidianità di tanti che l’abitano; l’aver simbolicamente realizzato la profezia di un papa a Zagarolo (come, me lo si passi, e citando il romanzo di Morselli, mi ero augurato alla vigilia del nuovo pontificato): è dunque questo che alimenta le furbate di chi vive ormai su diritti d’autore? E’ vero che il tempo è buon giudice: ma se il presente lo si lascia in mano ai farabutti (scusami, Gesù, ma insomma…)? Non è misericordia vera non lasciar perdere coloro che stanno perdendosi? Anche perché, e lo insegna la storia, ma anche la cronaca: se nella piazza san Carlo di Torino tutti si mettono a correre, e tu no, resti travolto. Nella politica nazionale stiamo assistendo a demagoghi che dominano la scena: e per il momento sembra che non si possa far niente. Ma lasciare che nella Chiesa dominino demagoghi di segno contrario al vangelo, che si avvalgono di siti internet per diffondere l’antievangelo, questo è peccato, questa è l’eresia.