acquarelli estivi

Un prete di città don Bernardo non lo era mai stato, lui che veniva dalla cima delle valli. Eppure era stato mandato lì, alla soglia dei cinquant’anni, in una vicinia di una vasta parrocchia, a recitare gli ultimi anni della sua vita. Fino agli ottantotto che ora si misura. Gambe più lente, ma cervello sempre in azione: entri in casa sua e trovi pile di libri in corridoio, in soggiorno e persino in bagno. Oltre che, naturalmente, nel suo studio. Un prete di città divoratori di libri: per nutrirsene più delle minestrine che si prepara di ritorno dalle uscite per ministero. Una vita che, da solitario, non ha mai sofferto di solitudine. Occhi azzurri e ridenti, nei ritrovi di preti è la sua saggezza che riempie il daffare dispersivo altrui. Non che lo si cerchi molto: ma lo si gode quando c’è. E in quei momenti, persino il più accanito fruitore di cellulare riesce a lasciarlo nel taschino dei bermuda ultima moda; e così don Bernardo concorre a curare nei suoi confratelli quella nuova sindrome del pollice da smartphone: ovvero, come dicono studi medici, i dolori alla base del pollice causati dall’uso continuo del dito per scrivere messaggini, e-mail, text sugli smartphone. Che è poi una delle cose che sorridendo dice di non condividere: i preti dovrebbero aver imparato dai misteri che celebrano la necessità della distanza, della sosta, del soffermarsi: proprio quello che i nuovi strumenti di comunicazione tendono a schivare. Ci rimproverano omelie senza fondo? Occorre metter dentro di sé le storie degli uomini, il loro pensiero che sa risalire i secoli, per poter tradurre nel vissuto di oggi, dice. E giustifica così la sua passione libresca, a chi ritiene che occorre ‘calarsi’: ma, ribatte sempre con un sorriso, occorre calarsi muniti di salvagente. E il sapere è l’indispensabile mai alimentato a sufficienza in un predicatore di vangelo. In un momento storico in cui si usano le false notizie fatte passare per incontrovertibili, in cui si inganna volendo ingannare, come si risponde se non uscendo dalla fonte giornaliera di internet? Indotti a non riuscire a capire quel che pure si vede, solo la distanza può aiutare a servire la verità. E porta l’esempio del pittore che giusto qualche giorno fa ha incontrato sul pianoro montano a cui l’hanno accompagnato per sfuggire un poco a questo afoso agosto cittadino. E racconta di come è stato lì un bel po’ a vedere i movimenti di quel giovane uomo: al cavalletto pennellate, e poi un passo indietro; ancora pennellate e un passo indietro. Per cogliere nella distanza l’insieme che si creava sulla tela. Ecco, senza quella distanza, un dipinto non racconta quello che pure è nel progetto dell’artista. Merita, e ancora sorride don Bernardo, che noi preti facciamo un passo indietro per cogliere l’essenziale del dire e del fare cui siamo chiamati? Sennò, come possiamo testimoniare ad ogni persona che pure per ciascuno occorre nella vita, in certi momenti della vita, fare un passo indietro per capire quel che pure si vede, ma non si riesce a comprendere?