Ormai si va via per la metà del tutto, in politica: metà di qua, metà di là. Lo si è visto nelle elezioni comunali nostre, e lo si sta vedendo nell’exit della gran Bretagna dall’Europa, oggi. Gli uni contro gli altri, e a parità di forze. È meglio del venticinque per cento che potessero suddividersi quattro partiti? Mah! Cinquanta e cinquanta vuol dire guerra. Lungi da me fare la Cassandra di turno: ma ci siamo beati dell’assenza di guerre, nella storia europea, per un periodo lungo quanto mai. E ora? Basta quanto la notte ha consegnato alla cronaca? E quanto consegnerà, se i lepenisti di qua e di là delle Alpi – in combutta con le frange neofasciste dell’est – avessero la capacità di titillare ancor più la pancia delle genti nell’avviarle alla riconquista dell’indipendenza? E i muri che là e qua quelli stanno costruendo, e le armi a proteggerli da invasioni, quando per sbaglio spareranno oltre confini nazionalistici, ci preserveranno dal consegnarci a conflitti disastrosi? Basta una pistola balcanica a scatenare la prima guerra mondiale; e la pazzia nazionalista di un nullafacente piazzaiolo (quanti ancor oggi siedono su scranni che non hanno guadagnato se non per acclamazioni di piazza – o di osteria? – e non certo con la fatica di chi si occupa del bene comune, muratore o intellettuale che sia) a portare morte in tutto il continente. E le voci di papi – Benedetto XV prima e Pio XII poi – e le consolatorie parole di parroci immersi nel lutto di famiglie che perdevano goccia a goccia padri, zii e fratelli non hanno fermato l’orrore. Perché l’orrore o lo si ferma prima o nessuno può più sperare di opporsi al tracimare degli interessi che alimentano l’odio, e l’analfabetismo sociale. E l’orrore lo possono solo fermare quanti oggi sembrano mancare: i profeti. Quelli che intravedono, e avvertono e sanno scudisciare un mondo che si bea di tecnologia, e non nutre più il cuore. Ce n’è di profeti, certo: ma non bastano. La profezia ha bisogno di rimbombare, o non penetra la cervice del cuore. A convincere di un bene che non sta nel proprio rinserrato, ma è solo se condiviso. Nazionalismi impregnati da individualismi e particolarismi, stanno da una parte e dall’altra di quei due cinquanta per cento che sembrano opporsi: e stanno all’inizio delle guerre, mancando ambedue di un’anima. L’anima di chi non sopporta che sessantadue uomini pesino come tre miliardi e seicentomila di loro simili: è, guarda caso, la Charity britannica Oxfam che in suo rapporto allarma sulla divaricazione che si allarga tra i super ricchi e la metà della popolazione mondiale. Quando questa forbice toccherà anche i paesi europei, quanto si resisterà all’euforia di risolvere con la forza l’opposizione di popoli meno abbienti con quelli che si rinserrano nelle muraglie dei loro mari? Ecco: «Il tema che ci interpella oggi è come essere Chiesa povera per i poveri. La nostra terra, così ricca di strutture, di opere, di segni di carità, riesce a far crescere il Vangelo? La nostra terra è ancora capace di seminare Vangelo e di generare o è diventata sterile? La risposta passa anche dai battezzati laici, uomini e donne che favoriscono la crescita di esperienze che sanno di Vangelo»: invito del vescovo di Bergamo. La nostra terra così ricca di … ? ha esasperato ancor più i recinti con cui da sempre ha difeso i propri orticelli, con la dabbenaggine di chi non vuole accorgersi che nessun recinto impedisce al vicino di buttarti i suoi sassi, o di scavalcare per rubarti i cavoli. Dov’erano coloro cui era stato consegnato di essere voce profetica? Preti e vescovi (e diaconi, e laici impegnati)? A lavorare per il vangelo e dunque per l’umanità, sapendo la fragilità umana e accompagnandosi per correggerla? o a costruire cose che “non han valore”? Quando le tempeste imperversano, è un buon parafulmine collocato in anticipo che ti salva; e una rete distesa sul vigneto che ripara oggi per il vino di domani. E se l’avvertire profetico – far prendere coscienza oggi dei passi che conducono lontano dalla salvezza – allontana qualcuno, pensa che stai facendo quanto il Vangelo ti chiede: e nient’altro. Questa l’utilità del servo che appare inutile, oggi. E forse reietto. Ma è il discepolo che il Signore ama.