E non solo a Natale si parli del bene che è “stare” in famiglia. Anche nei giorni di Pasqua. Direi soprattutto a Pasqua, quando invece l’invito è quello dell’andare con chi si vuole: magari il Venerdì Santo il giorno del dolore che non è solo cristiano? e soprattutto oggi in cui il Calvario è Idomene, e il cimitero è il Mediterraneo. Indiscutibile, chi non crede lo può. Ma se si vive gomito a gomito? Uscendo di casa? Gli uni verso la croce, gli altri verso le discoteche, periferie delle dissonanze? Uno “stare” in famiglia che non è tanto lo stare fisico, ma lo stare affettivo. Una compagnia che conduce. Quella a cui si chiede ai preti di non avere: pur dandogli come statuto di vivere nel mondo, e non in un convento e tanto meno in un monastero. È vero: si dice che per un prete la sua famiglia è la parrocchia in cui vive la sua obbedienza. È vero; ma di una famiglia liquida, si parla: inafferrabile come l’acqua, che ti bagna ma non si ferma su di te. A meno che non ci si tuffi, cosa che non è di tutti i preti, preferendo alcuni star fuori dal gran secchio, magari a rimirare se stessi. Chi si tuffa è avvolto: sente su di sé il fluttuare carezzevole o turbolento, modifica egli stesso l’onda con i suoi movimenti, se ne sente parte. Ma quell’acqua resta estranea, appunto è liquida, non è carne e sangue. Con l’aggravante che ti è data ad tempus. La mia vana battaglia in Sinodo diocesano perché non si scrivesse la regola dei nove anni di mandato per un parroco, mi si rivela col passare del tempo sempre più giusta. E perché è inumano comunque rinserrare in norme di tempo una familiarità, e perché è antiecclesiale non lasciare al nutum episcopi lo sguardo di servizio da richiedere. E poi: ogni uscita da quell’acqua è pur sempre dolorosa, persino quando (per usare un’espressione senz’altro dura, abolita nel nuovo codice di diritto canonico e non perché non possa esserci, ma per una presunzione ipocrita che non possa avvenire!) persino quando si è chiamati fuori per odium plebis, perché, ad esempio, il popolo di Dio non ne può più di una guida da padre-padrone, o per una cattiva amministrazione (ché, per “lapidarsi” in un monumento che duri nei secoli, un prete incarta una comunità in debiti che impediscono persino di cambiare un coppo per trent’anni). Ed è lacerante, seppure in maniera diversa per la diversa “immersione” attuata: ogni volta è chiesto ad un prete di andare verso una terra che non conosce, come Abramo (e forse non come Abramo, ma, canta Bob Dylan, “viene giù la tristezza come una grandine, lasciando una traccia viscida”); e magari senza accompagnarlo con un autorevole avvertimento di conoscere quella terra prima di mettersi a piantumare secondo sé. Proprio perché la liquidità di quella famiglia non lo affoghi, sottraendo a sé il bene di un incontro che “riscontri”. Ma, come si usa dire, il problema sta alla fonte. Preti che si ritrovano in una promessa di celibato che con l’andare degli anni non trovano vera per sé – pur sentendosi capaci di poter dire agli uomini un servizio di Cristo nel ministero ordinato – non pone oggi la determinazione ad affrontarlo il tema di una ristrutturazione delle modalità pastorali, non più legate a forme dissonanti da un’antropologia finalmente riconosciuta in significati nuovi? e una antropologia anche del “popolo di Dio”, che tocca pure l’humus profondo dell’uomo che il prete è? Una compagnia propria, fatta di carne e sangue, non renderebbe anche quella familiarità liquida di una parrocchia qualcosa di meno fatigante? Senza nulla togliere alla esemplarità di una comunità costruita più determinatamente attorno al Cristo, ma anzi togliendo una sacralità dei mediatori, che essa sì distoglie dal Cristo venuto a liberare l’umanità da schiavitù sempre ricorrenti. Se si vuole, come si vuole, che nella Chiesa si cambi, occorre partire dalla fonte; lì stanno problemi irrisolti, che minano alla radice la leggerezza del Vangelo. Accanto agli altri, questo del ministero ordinato, che finalmente si liberi da quelle improprie idee di puro-impuro che minano l’appropriatezza della prima beatitudine.