Ma non vale la pena di prendersela con gli anti-immigrati. Adesso è questo, domani è qualcos’altro: materia su cui i partiti di opinione costruiscono le poltrone per i propri cari. Se anche ormai finalmente si possono distribuire in Europa alcuni di quelli sbarcati da noi, su questo non parlano: non gli serve, ora, anzi potrebbe lasciarli senza saliva. Se anche il Pil cresce – di poco ma cresce – loro non informano i loro addetti: e se poi ci credono che si sta guarendo a poco a poco? Che il sindaco di Roma abbia fatto qualche pirlata di troppo, ma che in una somma algebrica gli si dovrebbe riconoscere d’aver scoperchiato un sistema incrostato su interessi delle varie corporazioni (si chiamavano così al tempo del duce) – dei vigili, dei tassisti e dei netturbini (si può dire netturbini?) – no, no, no, silenzio: c’è una poltrona da scalare, tirando assieme il caravanserraglio tra nordisti e capitolini, tra chi si è solo da poco diviso: pur di sconfiggere non un sistema perverso ma la parte avversa, in una partita molto meno seria di una calcistica. Insomma c’è materia per piangere. Persino l’organo vaticano strilla di una città in macerie. Che non si capisce se si riferisce a quelle di duemila anni fa, o quelle lasciate dalle immediate precedenti amministrazioni: non certo restaurabili in un anno e mezzo. Non che io sia per chirurghi che si improvvisano amministratori: sono per competenze dirigenziali, se si vuole che l’acqua sgorghi, e che le fogne siano spurgate. Sono per cittadini competenti che si rifacciano all’ideale del bene comune, cioè del bene di tutti, in una solidarietà che finalmente si accorga di chi bussa e di chi sta dentro una città. Di cristiani, perché no? Non sono loro, secondo la Didaché, i cittadini che vivono nel mondo, assumendone tutte le vestigia, e tuttavia non “prendendo” dal mondo? non s’intascano, non amano la propria tribù più delle altre undici? È tempo che non si lasci più spazio a chi, direttamente e indirettamente, non prende strada dal vangelo: e non certo per imporre shar??ah cattoliche, ma per testimoniare che la gratuità fa parte della bellezza del vivere; e che si può finalmente testimoniare che l’amore è prendersi cura del bene di chiunque, dunque anche mettendo fuori gioco i prepotenti. È il vivere secondo lo spirito, che sant’Agostino potrebbe oggi ancora ricordare con quel suo De Civitate Dei, e proprio avvertendo del paganesimo di ritorno: “L’amore di sé portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l’amore di Dio portato fino al disprezzo di sé genera la città celeste”. E non è forse paganesimo di ritorno di barbari cresciuti tra noi (si dicono cristiani: quanta compassione per i loro preti!) chi inneggia all’ostracismo dello straniero, chi pensa di accaparrarsi la terra come Caino, e non viverla di passaggio come Abele? Cristiani in politica, credenti forti e gagliardi; perché le nostre città finalmente vedono dall’alto di chi li serve la possibilità di vivere la verità della cittadinanza: la sovranità di ciascuno che riconosce quella altrui. E questo è vangelo di Gesù, la dignità portata a tutti: uomo o donna, giudei o greci, schiavi o emancipati. Dunque noi e loro: chi avrà accolto, e gli avrà data vita piena, entrerà già da ora nella sovranità di Dio. 10 ottobre 2015