E’ molto opportuno meditare sulla debolezza della chiesa, che è la debolezza delle nostre comunità e della Chiesa tutta. Possiamo allora riferirci a quando sperimentiamo il doloroso divario tra la missione altissima della Chiesa e l’incoerenza delle persone a cui è affidata; pensiamo alla carenza di vocazioni e a quanto la Chiesa è povera in questo mondo. Gli ideali sono grandi, ma spesso le realizzazioni sono insufficienti; nelle comunità locali, nelle parrocchie si moltiplicano le controversie e le divisioni, le invidie e le gelosie. Ma è pur vero che più ci rendiamo conto della nostra povertà, più conosciamo la Chiesa dal di dentro, maggiormente siamo colti dallo stupore, dalla meraviglia per la straordinaria forza e l’immensa misericordia di Dio. E’ in fondo la conferma del fatto che il Signore opera attraverso strumenti miseri, deboli, inadeguati; un conferma che ci aiuta a crescere nell’umiltà. Certamente è difficile non soffrire di fronte ai difetti di alcune realtà ecclesiali, alle fughe di persone che promettevano bene, che avevano iniziato con entusiasmo e con spirito evangelico. Tuttavia Paolo ci insegna ad entrare con lui nella logica di Dio, in quella speranza infusa in noi dallo Spirito santo che ci rende capaci di contemplare la gloria di Dio presente qui e ora. In questo modo eviteremo la tentazione di scetticismo, di pessimismo e potremo cooperare umilmente e con gioia alla vita e alla missione della Chiesa.