Gira uno spavento nella Chiesa: non è che questo papa stia conducendo al lassismo? Persone per altro dabbene (!) si chiedono e chiedono se la gente capirà. Ma loro hanno capito? Con quale stile della legge – farisei in buona fede, senza alcun dubbio, nuovi Saulo – immaginano una corsa al tutto ormai si può fare ché tanto si rimane in comunione? Un po’ alla stessa maniera di chi gridava allo scandalo, qualche decennio fa, per quei distributori di sigarette alle porte dei tabaccai, o dei condom fuori delle farmacie: vuoi vedere che tutti gli adolescenti li useranno? Almeno che ci mettano la faccia dentro i negozi! … nel segno certo non di accorta educazione, ma di una mala punizione. E lo sforzo di chiarire, alle persone dabbene, si scontra con facce di diffidenza che non mutano di uno iota. Raccontare che si sta finalmente parlando di Vangelo? che le stesse cose sono già state dette dalla Chiesa riunita in Concilio ormai cinquantanni fa? Nulla. Le precomprensioni, annidatesi in secoli di rigorismo religioso senza misericordia, hanno la loro violenza, che esclude quanto non sta nell’orizzonte di certezze consolidate, sul modello di un manuale da giovani marmotte: fissate le regole una volta per sempre, e per tutti, neanche fossimo uguali nelle nostre storie di crescita e di sofferenza. Fategli capire che la Chiesa non è cambiata in quest’ultimo anno, che semmai si comincia a percepire un’altra Chiesa, quella del Salvatore, quella che in tanti incontri con giovani fidanzati molti di noi hanno potuto veder danzare finalmente negli occhi del loro cuore: si ricredevano sui niet dogmatici che pensavano essere l’insostenibile zavorra cristiana. Porre le domande giuste, e far emergere la domanda vera sulla vita: questo è la misericordia. Non più chiese per contenere, ma chiese per mandare a vivere il quotidiano che, se è fatto di doni e di bellezza, tuttavia conosce fallimenti: dove è scritto che si punisca la bancarotta di una vita, o la sua diversità, oltre l’amarezza che già comporta di suo? Non certo nel Vangelo di Gesù nella buona notizia di una storia non più afflitta dalle leggi del sabato. In questo si fissano le persone dabbene, quello che pensano che smantellare la corte pontificia voglia dire smantellare la fede. Come farglielo capire? Con la pazienza di chi non si lascia fermare: la stessa di Gesù che nell’andare ha colto anche lui, con i suoi intimi, le spighe per mangiarle. E a quel qualcuno, fariseo, che gli ha detto non è lecito, che risponde? Quello che la Chiesa – e il papa nella Chiesa – ha ricominciato a dire a chiare lettere: se tu avessi compreso che cosa significhi misericordia io voglio e non sacrifici, non condanneresti. Forse è il tempo, lo dico sommessamente a tanti miei amici preti, di stare sul Vangelo senza tanti fronzoli teologici, macchiati dal tempo. Anche dal tempo presente. Anche dai guru più o meno di pancia intellettuale.