Scriverlo non sarà alla moda (ma alla moda di chi?): il buon senso non abita sul territorio di Roma. Di Roma in primis (ma altri non si tirino fuori). E di tutta Roma, fatta di sindaci e di prelati. Muore un barbaro nazista, e subito tutti a dire no, meno uno (che salta all’onore delle cronache, neppure essendo familiare o erede) annunciando all’orbe terracqueo i funerali solenni per quegli, e fa in modo che tutti sappiano dove e quando si terranno. L’unica intelligenza del buon senso sarebbe del sindaco di Albano, dicono i cronisti, che però pure lui dice no, ottenendo a sua volta un no dal prefetto di lì. Che il barbaro nazista non meriti nulla, è fuori discussione: fino all’ultimo rivendica una obbedienza senza coscienza. Ma il cadavere, che passi in chiesa oppure no, non si può smaterializzare: lo si può gasare, come i suoi camerati hanno fatto di ebrei e zingari, e alcuni di tutti gli altri che nascono uomini. Ma un pugno di cenere resta: dove va?, il grande dilemma amletico. C’è la rappresentazione del “non nel nostro giardino”. Lo si dice per le aree di defecazione dei cani, dei siti nucleari, o del seppellimento dell’amianto strappato dai tetti delle scuole. Un principio che le nazioni civili non dovrebbero lasciar passare: perché sennò si starebbe all’infinita ricerca del non-luogo; o dei luoghi che sono sempre quelli dei poveracci. A ciascuno il suo, si dovrebbe predicare. Ma di chi è quel cadavere? Il buon senso avrebbe suggerito immediatamente – magari anche andando contro legislazioni non al passo con l’evenienza – di risolvere tutto e subito privatamente. Tutto e subito per un luogo segreto di sepoltura. Tutto e subito, dato che è stato battezzato, per una preghiera cattolica. Perché è vero che non merita nulla (l’ipocrisia di tanti peccatori che puntano il dito, per non guardarsi, avrebbe avuto qui una occasione in più di tacere!). Ma la pietas cristiana non guarda ai meriti, ma affida alla misericordia di Dio ogni creatura. Non si affida al Creatore una ideologia cantando addosso a quel corpo senza vita il miserere, come sarebbe successo presso i preti lefebvriani: ciechi che conducono altri ciechi. Semplicemente si chiude una tomba su una triste storia umana. C’è ora un figlio che ne rivendica la salma? Gliela si dia: anche i mostri umani generano, e i figli non si devono caricare le colpe dei padri. Ma poi la sua tomba potrebbe diventare un luogo per raduni di nostalgici, che non vogliono vedere i filmati delle fosse Ardeatine  – così come quelli che mostrano l’uscita dai campi di sterminio tedeschi di scheletri che camminano – o se li vedono dicono che è un’opinione? Ma sì. Che paura c’è? Non abbiamo da più di mezzo secolo una Predappio? Lì si portano fiori e anche preghiere. E purtroppo vi si portano anche nostalgici: non è peggio per loro? E allora? Non sono venuto per i sani… lo masticassimo il vangelo!