E’ morto. Il prete rosso, il prete di strada, il prete no-global. Don Andrea Gallo è il fondatore della Comunità di San Benedetto al porto di Genova, un’isola di solidarietà nel cuore di una città con mille problemi, che accoglie tossicodipendenti ma più in generale persone in difficoltà: ex prostitute, ex ladri, uomini e donne in transito da un sesso all’altro, e i cosiddetti barboni. Il prete contro, come è stato sempre titolato dai giornali che non capiscono nulla del Vangelo. Per la verità, lui stesso – un santo straordinario, poco da altare, ma non si sa mai con Francesco papa – la fama dell’essere contro può averla alimentata, con quel lato di teatralità che, sigaro e cappello sulle ventitre, gli facilitava. Lui era un prete come sono i veri preti, anche se non si occupano direttamente della strada, ma obbediscono al Vangelo là dove sono mandati. Perché un prete vero non è mai contro, è sempre a favore. Contro se lo possono sentire quelli che ne sono disturbati. e semmai sono questi che sono contro. Ne ho parlato, un mese prima che morisse, con Candido Cannavò, venuto in S. Lucia con il suo libro “I pretacci”. Lo invitai a scrivere dei preti che meno sono visibili nelle opere estreme, ma più vivono gli estremi nella quotidianità nascosta delle parrocchie. E più si scontrano con chi li etichetta di cattocomunismo perché predicano un vangelo il più possibile sine glossa, senza facili accomodamenti ai loro fedeli della domenica: che di povertà spirituale vivono talvolta con meno pungoli – di fame e di freddo dell’anima – ad affrontarla. Si ripromise di farlo. Ora don Gallo, che lo incontrerà nell’armonia angelica – e nella verità più vera di una pur santa vita – si affacci con lui dai cirri celesti sulle canoniche più nascoste: e insieme vedano chi ama mettendosi contro, eppure non essendo contro. E lodino insieme il Signore; per gli uni, i pretacci delle strade, e gli altri, i pretini di un’obbedienza meno mediatica.