Sta partendo una campagna Rai per il non abbandono dei cani in estate. Ottima. Ma il problema sta da un’altra parte. Quando i cani sono meglio dei bambini. Mai viste coppie fresche di matrimonio che passeggiano mano nella mano di un guinzaglio? Qualche tempo fa, una intervista sul Corriere della Sera raccoglieva l’indignazione di una suora che da 18 anni lavora in Etiopia: e cioè immersa in ciò che è essenziale per la vita. C’è l’aspetto consumistico: ipermercati con intere corsie dedicate agli animali, dai biberon al paltoncino per l’inverno. E c’è l’aspetto sociale: cani dappertutto, in braccio accarezzati dalle loro maman, o tra i piedi di chi tenta l’avvicinamento al bancone di un bar per un caffè: e chi ci perde spazio, negli intenti dei padroncini, sono gli umani, naturalmente. Non è politically correct dirlo? E proprio per questo lo si dica ormai ad alta voce. Che qualche animale sia di buona compagnia per anziani, o per bambini, nessuno lo vuol negare a nessuno. Ma è questione di proporzioni. Mai visto due signore che s’incontrano e fanno salamelecchi alla creatura – ma che bello, che dolce, carino proprio, ma ti lascia dormire di notte?: e la creatura non è il nipotino ma un chihuahua. “Mi muoiono bambini perché non abbiamo cannule pediatriche e alla radio consigliano lo psicologo per i cani che si mordono le unghie!”. Chi sa se nel ritorno al sacramento della confessione (ma quanto durerà?) così come è sbandierato dai giornali, ci si accuserà di improprietà sulla vita: dietro l’amore per cani e gatti, si nasconde spesso l’incapacità di amare gli umani, uomini e donne che parlano, interloquiscono, confliggono, ma relazionano.
13 maggio 2013