Uno va dal papa una, due volte; si fa sposare in casa sua; gli porta moglie e figlio. E poi spara: uccide sé dopo aver ucciso la donna che pure amava fino alla pazzia della gelosia. La pazzia c’è. Si è cercato di negarla; pur correttamente distinguendo malattie mentali curabili, si è negato l’inconoscibile: quella profondità dell’io, intoccabile da qualsiasi psichiatra, o da qualsiasi consulente psicologico. Da Freud in poi, si è rovistato dentro quel  lago (o quello stagno?): si riemerge, chi sa perché, il più delle volte, odiando padre e madre, dicendosi storti. Ma che lo si voglia o no, un seme di distinzione tra ciò che è bene e lo sbagliato, la differenza nel conflitto che li assume e li elabora e non li fa diventare una guerra, ci abita. Ma a Roma oggi, o altrove sempre, questo senso di sé e della vita, si rompe.  Perché? Non ci si rassegna al mistero; e al male che talvolta il mistero di questa nostra umanità racchiude. Si è tentato di negare la ferita: chiamala peccato originale, o con un altro nome se non ti riesce di accettare il nome dato dalla sapienza giudeocristiana, ma non negare la ferita. E’ esperienza del quotidiano che tocca ciascuno: quell’incapacità di far collimare desiderio e realtà, e voglie di vita e morte altrui e proprie. La pazzia esiste, purtroppo: ci resta solo di pregare di esserne liberati. 

(C’è un particolare che nella odierna vicenda di Roma colpisce: nelle foto che lo ritraggono fuori di S. Marta con il papa che benedice il bambino, lui non ha occhi puntati sull’evento, lui dà occhi al telefonino, a futura memoria: non lasciando che l’anima nutrisse gli occhi, e dunque la vita. Per una futura memoria si perde il presente che alimenta di bellezza il futuro. Ma questa è ricorrente pazzia di molti.)_


caro Rettore, ho letto con un po’ di fatica l’ultimo “da Qui”. Vediamo se  ho capito: accettare che ci sia un momento nella vita in cui non siamo più padroni di un giudizio di vita, è accettare la nostra creaturalità. Bisogna dunque riconoscere che non tutto ci appartiene: accettare il mistero vuol dire accettare che non siamo Dio. E’ così?   Rispondo:  E’ così_