Sopra pensiero, si sbaglia la strada. E ci si ritrova a percorrere luoghi che il viaggiare in autostrada ha ormai reso distanti. Così, in questi giorni sono ripassato nella bassa bresciana. Avevo avuto occasione di parlarne già qualche tempo fa con un noto architetto bresciano: una pletora di nuove costruzioni, di condomini e di ipermercati, nati all’insegna della pseudo-novità. In stile greco-romano con capitelli, loggette pensili, timpani triangolari; o in stile rinascimentale, una Las Vegas che sembra fermarsi alle porte di Ponte s/l Oglio _ non che in bergamasca sia tutto meglio, ma di una bailamme così caotica, e alla fine sciatta, non ho segno. Il tutto inserito dentro paesi che fino all’altro ieri erano contadini, con case di ben altro tono, certo meno sfarzoso, ma case su misura della gente che le abitava. Un nuovo vecchio, un nuovo senz’anima. Falso, dunque. Dove l’anima dell’abitare sta nelle facciate pretenziose. A parte il rammarico di non vedere una nota di contemporaneità, che rinnovi senza scopiazzare, quello che infastidisce è questo acquietarsi dentro fantasie da telenovela da parte di popoli che pure hanno una loro grande cultura del costruire, e dunque dell’esserci. E per quella sindrome dell’accostamento con altre realtà – che affligge il pensiero di chi pensa – mi sono ritrovato a rimuginare sull’architettura della Chiesa contemporanea, che alcune parole e alcuni gesti di papa Francesco stanno sottolineando nella sottrazione. Certo l’Istituzione, ma essa non deve aver nulla a che fare con una chiesa di molto apparato, di molta scenografia liturgica e no. Di molti orpelli, che una recente intervista del padre Sorge denunciava, seppure nel suo stile molto dolce: basta con le eccellenze e anelli, basta con vesti rosseggianti e contorni merlettati, basta con tutto quello che nasconde la sobrietà solenne del Vangelo. Dei falsi, dunque. Come sentire l’odore delle pecore se rivestiti di quei fazzoletti a manipolo, nati in tempi di poche lavature e di molte puzze? Riuscirà la svolta? e proprio là, nei gangli che finalmente non accomodino nel “non è tutto lì”, per non cambiare mai radicalmente quanto appanna se addirittura non distorce l’immagine della Chiesa? La rivoluzione è possibile. Occorrono gesti audaci. Della popolarità della sua corte un papa può finalmente infischiarsene: non sono quelli il cuore del popolo di Dio. Stia solo attento ai veleni dei borgia contemporanei.