Al seguito di Gesù non ci sono molti giovani. Voi dite Giovanni? Sì, ma è l’unico. A lui è affidata la Madre? Ma era lui solo ai piedi della croce. Ci fosse stato lo Zelota o il Didimo, credo sarebbe toccato a loro. Ma non c’erano. Nei vangeli si parla di un giovane chiamato da Gesù: ma non è neanche sicuro che fosse un giovane, dato che due altri evangelisti indicano i destinatari di una chiamata, che non avrà risposta, o in un notabile, o addirittura in uno senza identità, un tale appunto. Eppure oggi scopro, a duemila anni di distanza, che il nome di Gesù è fiorito sulle labbra dal cuore di un giovane, un ventunenne che ha dato la vita obbedendo alla chiamata per i poveri. E’ Simone Losa da Pontida, un tiro di sasso dietro questa nostra collina. La sua vicenda risale a dieci anni fa, ma lo scopro solo ora, in un libro che la sua mamma mi ha regalato la sera di domenica scorsa; un libro che raccoglie le lettere degli ultimi otto mesi della sua vita in Perù, dov’era per una obbedienza al Signore che lo aveva chiamato a servire i poveri più poveri del mondo. E poveri soprattutto, lui scrive, quando vogliono imitarci nella nostra ricchezza fatta di tv, droga e apparenza. Bello, Simone, e non solo per il sorriso bello che invita fin dalla copertina di un libro che mi ha riempito l’anima. Bello un giovane che è già grande, che non sa di sapere ormai tutto di quello che si deve sapere per tenere la strada. Bello, per una voglia d’amore che si apre in amicizia fedele e in condivisione generosa. Bello soprattutto per una fede bambina e insieme adulta, che lo mette sicuramente nel richiamo dei fanciulli che ci è chiesto di lasciar andare a Lui, seppure con tutto lo strazio quando una vita giovane muore. Appunto, il Gesù che gli fiorisce dal cuore alle labbra, e alla penna, lo fa essere testimone credibile, un piccolo santo come dicono di lui coloro che hanno vissuto la sua vigilia dell’incontro con quel Gesù che cercava, forse non sapendo di possederlo già. Anzi, di essere da lui prescelto. Simone Losa da Pontida. E i giovani su cui concioniamo continuamente, di cui ci diciamo (ma ci diciamo solo, purtroppo, e non facciamo!) impegnati a dargli un futuro – e bla bla bla – ma che abbandoniamo a se stessi quando ancora non sanno e non possono condursi; ma i giovani a cui intanto non diamo un presente di senso; ma i giovani che ci girano attorno in questo vortice di mondo senza voglia di Dio, hanno, questi giovani, la mamma di Simone, che gli ha insegnato ad essere un uomo facendogli odorare il profumo della fede? Incontrare Simone commuove. Un piccolo santo? Un grande giovane santo. Fatemi incontrare i Simone di oggi, per favore.