Da circa tre-quattro anni è entrato nel vocabolario quotidiano della ggente con due g il termine percezione: una uniformità grigia che tocca tutti gli ambiti, mediata da quell’amplificatore della realtà che è l’informazione, cartacea o televisiva. Vale non ciò che è, ma ciò che si percepisce. Abbiamo così raccontato estati tropicali, o inesistenza degli inverni, contro l’evidenza dei termometri, e lo studio dei credibili meteorologi: alte temperature maggiorate dalla personale intollerabilità,

e l’oblio di giornate rigide indotto dall’attorcigliamento sul presente. Ormai la misura delle cose sembra essere la soggettività dei sensi staccata dalla ragione. E il clima è solo il paradigma che meglio rappresenta tutti i campi del vissuto umano (qualche diavoletto mi suggerisce di aggiungere soprattutto italiota): dove si gode delle manipolazioni degli opinionisti percepiti come guru, che siano le rifatte o i comici d’antan.

C’è qualche domenica che passi, senza che le partite giocate sull’erba non vengano stravolte da quelle rigiocate in quegli orrendi bar-sport che sono le serate televisive? C’è qualche commentatore dei costumi, laico o religioso, che non perori la causa dei giovani – i giovani! – come se davvero non fosse soprattutto una questione di adulti? E l’immondizia napoletana è ciò che si vede alla tv, o non è il molto peggio di un popolo che aspetta la catastrofe per buttarsi in piazza a protestare contro chi ha eletto e mantenuto? E se la politica fosse davvero come la si percepisce?, e cioè il caravanserraglio dove ciascuno è mentitore per mestiere?, e poi quel che conta è che si continui a star lì a percepire – che non è un verbo di sensazione ma di realtà – il lauto mensile? E che non s’arrivi alla fine del mese con lo stipendio, è realtà per la povera gente, o lo percepisce, e lo lamenta impudicamente, chi spende e spande al di là delle necessità? E se fosse vero, e non solo una percezione, che c’è in giro una voglia di essere comandati da un capo?, al punto di sentir proclamare da un senatore della repubblica: “Se il capo mi dicesse di auto-espellermi, lo farei subito, lui è tutto”: qui si sfiora o no la schiavitù esistenziale? E per tanti ragazzi, l’educazione sentimentale alla vita è quella che li educa alla liberazione dalle schiavitù dell’emulazione, o quella davanti a cui s’accucciano?, amicidimdf-casadelgrandefratello-uominiedonne, e poi ognuno allunghi l’elenco a suo piacere. Percezione e realtà toccano anche l’evento cristiano: negato da uomini che fanno della scienza uno sgabello di ignoranza, invece che il trampolino della conoscenza; e negato con argomenti di una rabbia che si credeva ormai appartenere a un’epoca passata, al settecento rabbioso della Rivoluzione francese, o all’ottocento parruccone di una massoneria priva di spirito. E ne esce una chiesa percepita solo per le sue manchevolezze, invece che per il dono di grazia che è per gli uomini.

Quando il cielo si ingrigisce uniformemente, senza profondità o percosse di luce, non cala una cappa di pesantezza solo sulla terra. Cala sugli umori umani. Che la pasqua imminente risplenda per tutti nella verità della sua luce.