Chi non va in un cimitero in questi giorni? E chi non compone – scomponendo magari l’epitaffio di prammatica – una propria piccola antologia di Spoon River, mentre passa accanto a chi ha conosciuto in altro modo rispetto al sentire comune? Ad esempio. 1. Lei, una catechista d’altri tempi: puntuale e sagace, che non le mandava a dire ai preti quando la facevano da padroni. Eppure aveva un suo segreto: quel giovane passato come una meteora in paese, ma fissatosi eternamente nel suo cuore. Diventato per lei la misura di qualsiasi altro gli fosse succeduto; e sarebbe stata sempre, naturalmente, una misura scadente rispetto all’originale. Bella, seppur senza esagerazioni, era un chiedersi continuo come mai non avesse trovato marito, nonostante spasimanti di non poco numero. Troppo innamorata della chiesa? Non amore di chiesa, ma l’essere rimasta zitella fu l’amore per quel belloccio giovane prete, passato come meteora, ma fissatosi con freccia inestraibile nel suo cuore. 2. E lui? lui è lì, cinquantenne che sembrava avere tutto il senno per sapersi muovere, per non sbagliare il bersaglio dell’esistenza: fragile, ma sicuro. E invece, lasciata la moglie, s’era dato alla caccia sulle rive del lago, in seconda adolescenza. Cambio di look: canotte femminee, calzoni attillati, orologio Swatch, qualche tentazione di tatuaggi, e naturalmente lavoro parossistico di pollici neppure fosse un quindicenne. Allontanamento da tutti per rinchiudersi dentro le sue avventure. Talmente abituatosi a rifiutare i consigli degli amici, da non ascoltare neppure più i consigli dei medici. Per questo è lì, in questo ossario dentro cui hanno racchiuso le sue ceneri, ex moglie e figli dolenti. Per la sua assenza in morte o in vita, dolenti? 3. E quest’altro, gran signore, affabulatore convinto, che si muoveva tra l’essere miscredente e osservatore attento del clima sociale. Predicava spesso, comprava ascoltatori offrendo da bere, al bar d’angolo, dove c’erano anziani ma anche giovani attratti dalla sua eloquenza socratica. Il suo cavallo di battaglia? Preti, poliziotti, sposati: tutti a tempo. Che se lo si capisce per i deputati (che impoltroniscono senza frutto) non è moneta corrente per queste altre categorie. Per ragioni diverse: di opportunità, di rispetto, di obsolescenza, enunciava. Ed essendo l’assiduità dei rapporti improponibile in un’epoca di centenari, diceva: lui, un Melchisedec di cui non si seppe mai donde venisse, dove abitasse e, se, con chi. Strampalato, forse. Profeta, perché no? Ora riposa tra erbacce che neppure la ricorrenza ha mosso qualcuno a strappare. Tanto a tempo, la sua vita, da non avere legato mai, e con nessuno? mah! 4. Perfino la foto dovrebbe raccontare: occhi che chiedono. Ma non c’è chi ascolta il retro della vita di questo suicida. Quarantenne, alla ricerca di un senso per vivere, lui che non ne fu dotato da madre natura, e ancor meno da genitori impallati su se stessi. Un ricerca spasmodica di appoggi, e una speranza costosa, molto costosa, propostagli dall’amica del momento: la psicanalisi. Nessuno poté raccontargli la battuta, per un sorriso certo ma con una certa verità, che “gli psicanalisti sono una malattia che si vendono come una cura”. Anni, e uscirne con il male di vivere sempre più angosciante. Nessuna prossimità, da parte di nessuno di quelli che pure numerosi erano al suo funerale, ad applaudire. Applaudire cosa? la propria mancanza di cura? > Camposanto: un fluttuare di voci che rimproverano e avvertono. Che chiedono d’accorgersi dei vivi, finché si è vivi.