L’Europa è attraversata da un vento di tempesta: con l’Italia, i quattro Paesi di Visegrad, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia. Ora anche la Svezia, pur con le connotazioni culturali luterane rispetto a quelle cattoliche del nostro Belpaese. C’è dunque innegabile questa alleanza tra sovranismi e cristianesimo tradizionale: non della Tradizione, ma delle tradizioni dentro cui ci si è ingessati lungo i secoli: per avere certezze riguardo al paradiso e all’inferno, si è fatto diventare vangelo i nove venerdì primi del mese. Ad esempio. E tanto altro. Adesso, con una predicazione petrina che ha rotto l’ecclesialese degli ultimi decenni, una predicazione che usa la lingua familiare sulla scorta di quella di Gesù – quando, volendo far entrare in intimità i suoi discepoli, usava l’aramaico, il dialetto del quotidiano – si sono rovesciate le muraglie d’acqua del passaggio del mar Rosso. Annegando cavalli e cavalieri. Ho scritto del punto zero rispetto alla civiltà nella quale stiamo abitando. Ma c’è un punto zero anche per la Chiesa? È vero che ora si intendono punti zero-punto-qualcosa in più. Era dell’uno o del quattro? Ed anche per la chiesa non si può certo fermarsi a uno zero. Non fosse altro per la santità dei molti che hanno mantenuto viva la parola del Signore, con una testimonianza verace della vita. Ma questo zero-punto-qualcosa che è segnato sul nostro vivere la fede del terzo millennio è un punto di rovesciamento? di frattura? o di ripartenza? O è solo una pausa, come molti si stanno augurando, per tornare a un dopo Francesco, al rassicurante tran- tran di un Concilio preso di striscio, e di apparati che sanno di potere del mondo? Si sta scrivendo sulla stampa anticlericale – quella che ama occuparsi delle cose di Chiesa là dove interferiscono con la propria visione decisamente destrorsa della vita, dove i poveri contano perché i ricchi possano, tronfi, distinguersi – che l’attuale insistente richiamo sul tema della migrazione avrebbe allontanato molti cattolici dalla Chiesa. E se fosse vero, come pare anche a me? Se il non ospitare lo straniero diventa una prassi dei frequentatori domenicali delle chiese; se la cura del samaritano Gesù non è più norma cristiana; se è così, ben venga che ci sia una disinfestazione. Cinquecento anni fa, Lutero staccò per ragioni ben più alte di questo meschino modo di pensarsi cristiani. Ha perso la Chiesa? Ma ha guadagnato il Vangelo! Che potrà pur tornare ad essere di pochi, ma di quelli che le otto beatitudini se le tengono davanti, per potersi poi far riconoscere nel giudizio finale. Voi dove eravate? Io credo che si tradurrà così l’interrogatorio dell’ultimo giorno. Tu dov’eri? Hai alzato la tua voce? O ti sei lasciato intruppare dal pifferaio di turno? Ben venga anche uno scisma. Spiace. Ma è inutile tener dentro una congregazione chi lo statuto evangelico di quella convocazione lo ha messo al margine. O seppellito sotto le morbide vesti paonazze di cultori di sé. È un tempo di svolta: rendersene conto per sapere quale argine scegliere, nella piena di un fiume che potrebbe straripare ancor più di quanto non si veda oggi.