Perché? Perché sì. Perché no. L’altra sera, freschi dell’annuncio, si ritrovano alcuni preti. E dicono la loro, come è giusto, dato che si sentono (e sono) la piattaforma della chiesa: costruiteci quel che volete, ma senza la loro Eucarestia diffusa, che Chiesa sarebbe? Dunque, ed inevitabile, i pareri sono discordi: sia in termini ecclesiologici, sia pratici. Con qualche pregiudiziale ideologica, inutile nascondersi, che in due o tre di loro ha la valenza di una carica improvvisa di alti cumuli in una giornata di sole, bianchissimi, a bucare l’azzurro! Da lì l’animazione, comunque allegra per via di quel vino novello sceso giù dalla collina. E dunque c’è chi racconta di una occasione proficua, sperimentata all’inizio del millennio: la parrocchia chiamata a rovesciare ritmi e tempi di prassi pastorali stabilizzate fino all’ingessatura; di chiamate a una solidarietà che si traduce in 25 milioni delle vecchie lire per un villaggio che raccoglie ragazzi buddisti del Bangladesh; di sospensione delle catechesi calendarizzate sia dei piccoli sia degli adulti, per chiamate occasionali di stampo errante, con la sola Parola a guidare; e qualche segno che non costa ma indica bene: come rivoltare il prato attorno al plesso parrocchiale, e lasciarlo lì, incolto per tutto il tempo giubilare, a ricordare che la terra è di tutti, e questo e non altro è il giubileo, eccetera eccetera. E dunque, sì a questa indizione nuova, soprattutto per il tema della misericordia di cui mai come ora investire il mondo. Certo, se fosse che lo si celebrasse così, decentrato e intelligentemente interpretato, dicono quelli del no. Ma le avete sentite le prime dichiarazioni? Roma aumenterà il suo pil di un venti per cento! oltre l’Expo di Milano, un’altra occasione per l’Italia di rifarsi l’economia! e i tour operator, che già stanno allestendo pacchetti tutto compreso, medagliette accluse? Ancora si imparenterà il vaticano al campidoglio, come allora, per raduni oceanici, con costi stellari, a favore di commerci dell’effimero religioso? E quanto tutto questo disturberà la trasparenza spirituale? Sicuramente le intenzioni di Francesco papa porranno un barriera: sobrietà è la sua cifra. Ma argineranno? Quando mammona – che è denaro ma è anche apparenza a nascondere l’essenziale – quando mammona organizza, sconfigge i migliori propositi, a rendere vero che il lastricato dell’inferno è pavimentato dalle buone intenzioni. Ecco perché no. A meno che… e qui si ritrovano i sì e i no, sul far della notte: a meno che sia un giubileo delle periferie. Ogni parrocchia sia sede di giubileo, con nessun bisogno di andare altrove, neppure nei santuari diocesani: già il pellegrinare sui marciapiedi dei propri abitati fa scoprire le occasioni di misericordia. E se proprio (ma perché?), se proprio qualcuno ritiene necessario centrare su Pietro e insieme dare concretamente il segnale delle periferie – il fascino di un papa a Zagarolo, nel provocatorio romanzo di Morselli, ricordate? – lo si faccia con sedi continentali reali e non virtuali, dove Pietro stabilisce la sua residenza e si rende presente per un mese, così che i viaggi di quanti vogliono esprimere unità con chi è stato fatto pietra di costruzione, siano facilitati per tutti, soprattutto ai poveri. Che sia dunque l’anno della misericordia, si dicono uscendo dalla stanza con caminetto. E che per parlare di mettere la miseria altrui vicino al proprio cuore, che non si spenda se non per il pane di ogni giorno: e del corpo e dell’anima. Così, riconciliati come sempre, si dicono.