Meditazione di Gianni Mura nella chiesa di Sant’Egidio: “Serve un cultura di pace, una cultura oltre la guerra”
Nella serata del 24 novembre 2011 l’Abbazia di Fontanella di Sotto il Monte ha ospitato il giornalista Gianni Mura attuale direttore, insieme a Maso Notarianni, di E-Il mensile, la rivista di Emergency, il quale si è soffermato sul brano del profeta Isaia “Trasformeranno le loro spade in aratri e le lance in falci”.
L’illustre relatore ha iniziato ricordando innanzitutto che il testo profetico presenta una visione di speranza di grande attualità, visto che tutt’oggi sono molte le guerre in corso nel mondo, e che fino a poco più di un mese fa dall’Italia stessa partivano aerei e navi militari verso la Libia. “I mass media spesso presentano le guerre come preventive o umanitarie, ma dove c’è una guerra non può esserci umanità”, cioè eguaglianza, rispetto, giustizia, solidarietà, dialogo. Un proverbio africano recita che quando gli elefanti combattono, è sempre l’erba e rimanere schiacciata; un’immagine assai esplicita per comprendere le conseguenze tragiche di una politica ceca e che procede secondo lo schema dell’ “occhio per occhio”.
Per capire l’inutilità della guerra è sufficiente pensare che i soldi per il finanziamento degli armamenti sono risorse tolte alla pace. Rinunciando all’acquisto di un cacciabombardiere del costo di 14 milioni di euro si potrebbe finanziare la costruzione di ottanta asili nido, ma purtroppo queste scelte spesso non dipendono dalla testa e dal cuore delle persone, che non sono nemmeno interpellate al riguardo, ma da pretestuosi interessi di sicurezza internazionale.
Partendo da queste considerazioni il relatore ha esortato a fare una riflessione sul tema del disarmo e in particolare sulle mine antiuomo. Concepite durante la prima guerra mondiale per contrastare i carrarmati, sono ancora presenti in molti paesi, e mietono vittime tra i civili perché non se ne conosce la precisa collocazione. La maggior parte di queste non è più fabbricata per uccidere ma per mutilare e rendere così invalido a vita qualunque essere umano ne sia vittima.Questo tipo di arma – eredità del passato, che scoppia nel presente e brucia il futuro – continuerà a essere utilizzata finché grandi potenze come Usa, Russia e Cina non firmeranno il Patto di Oslo per la messa al bando delle mine antiuomo.
Quanto dunque dura una guerra? Durerà finché ciascuno di noi nella propria vita avrà atteggiamenti che contrastano con la pace, comportamenti di ingiustizia sociale, che incitano all’odio e al razzismo, di discriminazione e di prevaricazione. E’ necessaria una attenta riflessione critica circa le manifestazioni collettive di tali sentimenti, che si possono cogliere nelle strade, nelle piazze, agli stadi, e che sono indicatori del livello di ostilità di una società. Una sana decisa massiccia protesta contro chi calpesta i diritti umani insieme a una silenziosa e operosa pratica di rapporti umani giusti e solidali è la strada per far maturare una coscienza collettiva comune forte che dica basta a tutte le guerre di qualunque tipo siano, più o meno dichiarate.