Meditazione dell’on. Rosy Bindi nella chiesa di Sant’Egidio: “la politica nazionale e mondiale ha bisogno di un supplemento d’anima” 


Nella serata dell’11 febbraio 2011 l’Abbazia di Fontanella di Sotto il Monte ha ospitato Rosy Bindi,
attuale vicepresidente della Camera dei Deputati ed ex Ministro della Sanità e della Famiglia , la quale si è soffermata sulla frase evangelica:“Non si può servire Dio e mammona”.
L’illustre relatrice ha iniziato ricordando innanzitutto che mammona non rappresenta solo il denaro, ma tutti quegli aspetti della vita che diventano per noi degli assoluti.
In merito al valore della ricchezza ha in seguito operato un distinguo all’interno delle Scritture. Nell’Antico Testamento infatti la povertà era segno dell’abbandono di Dio, mentre la ricchezza (quella procurata con lavoro costante e duraturo, non con affanno o fraudolenza!) era una benedizione divina.Il Vangelo porta invece un nuovo messaggio: i poveri sono i prediletti da Dio, da Lui scelti!Con ciò non si disprezza la ricchezza in quanto tale, anzi, Gesù fa un largo uso dei beni…Ad essere condannato è il modo con cui ci si procura tali beni e l’uso che poi se ne fa, perché non debbano mai catturare il nostro cuore. Il cuore, appunto, è questo che interessa a Gesù, perché dov’è il nostro cuore, lì c’è la nostra ricchezza! Il credente non può dunque che essere povero, poiché ripone la sua forza e la sua fiducia in Dio, e non nel denaro, potere, affetti, lavoro, intelligenza…Questi beni ci verranno riconsegnati centuplicati come frutto e fonte della nostra libertà, se avremo consegnato pienamente il cuore al volere del Signore. Da questo punto centrale deriva dunque il rapporto di ciascuno con i beni materiali.Il Vangelo ci insegna che non dobbiamo né cercare la povertà materiale, né affannarci troppo per i beni, ma amare la laboriosità e l’ingegno che procurano la ricchezza e dobbiamo lottare per la giusta abbondanza. La vera solidarietà, dunque, non consiste nel distribuire la ricchezza prodotta ad altri, ma nel consentire a tutti di produrla.

Ed è proprio partendo da questo assunto che la Presidente del Partito Democratico ha esteso la sua meditazione alla comunità cristiana, per affrontare il tema della povertà della Chiesa nei confronti del potere e nei rapporti con le Istituzioni. “La cifra della povertà della comunità cristiana sta nella sua forza profetica nei confronti dell’esercizio di qualunque potere.” Ovvero la Chiesa non può rinunciare alla libertà della profezia e scendere a patti, nemmeno per difendere la libertà religiosa! Anzi, l’uso improprio della fede e del nome di Dio, questo essere tornati ad usare la religione come strumento di potere da parte della politica, è la forma di idolatria più grave cui assistiamo nel nostro tempo.
Al contrario, la politica nazionale e mondiale, che non sa garantire beni essenziali a tutti, ha bisogno di un “supplemento d’anima”, che la Bindi individua nei credenti. È vero, c’è una presenza dei cristiani che regge all’impatto con le nuove povertà, ma non basta! È necessario che i credenti, superando una diffusa pigrizia del pensiero, diventino l’anima critica del mondo, diventino consapevoli della crisi dell’attuale modello di sviluppo e rielaborino modi nuovi con cui produrre, distribuire e condividere le ricchezze.
Il Signore, nel Vangelo, non ci ha dato nessuna teoria politico-economica, ma ci ha dato riferimenti talmente chiari che non ci possiamo sottrarre dall’applicarli alla nostra situazione storica. In sostanza, oggi non servire due padroni significa che “il nostro Dio, a cui abbiamo consegnato la nostra vita, ci chiede oggi i modi con i quali condividere quei beni che Lui non condanna; vuole soltanto che non li accumuliamo, non vuole che li consegnamo al nostro cuore, ma a tutto il resto dell’umanità!”