Se noi viviamo pressoché tranquilli in mezzo al mondo,
è segno che forse ci siamo intiepiditi. H. De Lubac
I libri che si sono insediati sulle pareti dello studio – sono entrati in casa uno alla volta, come si conviene per la buona intimità di ogni amico e per il rispetto che si deve a ciascuno; quei libri ogni tanto chiedono di essere ripresi in mano. Chiedono? Non sono muti portatori di parola, vivi solo per qualcuno che li apre? Sono allineati sugli scaffali come materia inerte, che dunque non parla; o stanno ormai dentro di te, con la discrezione
che li tiene invisibili per anni, fino a quando ti chiedono di essere ripresi tra mano? Se ci ragioni, sai che è una memoria ripresa da uno sguardo buttato distrattamente su una copertina, mentre ci passi davanti; se usi la fantasia, puoi anche non scartare che quel libro si faccia avanti per risuscitare emozioni.
Di fatto, ora, ho tra le mani l’avventura di un povero cristiano: la storia di un papa abortito, scritta dalla parte di chi vuol salvarsi l’anima e non la vita in questo mondo. Come nel suo periodo, il periodo del monaco-papa Pier Celestino, anche ora siamo in tempi non facili. Che non vuol dire tempi brutti. Tempi non facili: grandi intuizioni, e meschinità a seguire; coraggio e compromessi; intelligenza e stupidità. Coniugate tra loro, senza soluzione di continuità, diventano difficili da affrontare. E i cristiani sanno più degli altri quanto gli compete tenere la distinzione: e quanto può costare questa distinzione, sembra una costante del Vangelo: figli contro padri, e la perdita di tutto. Ma per la ripresa di tutto, nel cento per uno qui, e la vita eterna di là. La gioia che il Maestro Gesù dà non è la nostra: per questo spesso preferiamo la nostra: “Se però il cristianesimo viene spogliato delle sue cosiddette assurdità per renderlo gradito al mondo, così com’è, e adatto all’esercizio del potere, cosa rimane? Voi sapete che la ragionevolezza, il buonsenso, le virtù naturali esistevano già prima di Cristo, e si trovano anche ora presso molti non cristiani. Che cosa Cristo ci ha portato in più? Appunto alcune apparenti assurdità: Ci ha detto: amate la povertà, amate gli umiliati e offesi, amate i vostri nemici, non preoccupatevi del potere, della carriera, degli onori, sono cose effimere, indegne di anime immortali”.
A parte qualche sordità dovuta all’ispessimento della vita – peccati e delusioni hanno pur lasciato qualche vistosa cicatrice – mi piace sentir risuonare queste parole con le stesse vibrazioni della prima volta: ho creduto in questo Vangelo che ti rende insolito al mondo. E, con esiti migliori dei miei nella coerenza della vita, vedo ogni giorno gente che ci crede. Gente che non si allinea, persone stupende come Benedetto Calati, amico in preghiera per la nostra comunità, che dal monastero di Camaldoli è salito oggi al cielo. Insolito per il mondo, e tuttavia ricercato: egli predicava la sobrietà, e l’unica cosa necessaria che è mettersi davanti a Dio. Ora è dentro Dio, dentro la pienezza del Signore che ha mostrato nella assoluta diversità dal mondo, e nella più intima prossimità all’uomo.