Quest’anno, con molta probabilità le luci gioiose che illuminavano le notti nei tre kilometri dall’arco di trionfo alla Grande Arche della Défense probabilmente non si accenderanno. Un altro Natale quest’anno a Parigi: per quanto paganeggiante, e lontano dalla sobrietà di Betlemme, tuttavia chiamava a un oltre di senso anche i più distratti, e forse persino i più avvizziti senzadio. Troppo pesante questa orrenda notte che ha terrorizzato la città simbolo di ben-essere, di una terrestre vita buona, descritta talvolta come per eccellenza la città simbolo del peccato. Aldilà di moralismi datati, è la città che più si avvicina a quella utopia di una terra abitata dalla pace, dalla convivenza. Sì, nate dal sangue le tre parole che racchiudono il vangelo laico dei popoli, nate dal sangue ma nate lì: libertà uguaglianza fraternità. Le parole attentate stanotte dal furore poggiato su un dio che non c’è: un dio che non crea gli uomini nella libertà tutti uguali perché s’accompagnino fraternamente, è un Dio che non c’è. E bestemmia maggiore di invocarlo mentre si dà la morte, non c’è. Ecco uno dei casi nei quali vacilla la mia speranza che l’inferno sia vuoto. Riempitolo, l’inferno, di tanti (ah, la santa chiesa di Cristo come si è lasciata deviare nei secoli da impurità solo carnali!) di tanti la cui colpa si può descrivere soltanto per le fragilità di questo composto umano, lo si pretende vuoto per quanti bestemmiano Dio – il Vero, che gli si dia il nome di Iahvè Allah o il Trinitario rivelatoci da Gesù – chiamandolo dio della morte, del fratricidio cainesco? Avviati all’anno della misericordia, quanto bisogno abbiamo di impiantarci nella giustizia per non scivolare nel nulla, in una parola senza azione? Raccontato da Dante, il Cocito, che per la mitologia greca è uno dei quattro fiumi dell’Ade, diventa un grande lago ghiacciato sul fondo dell’inferno. Lì Satana è immerso con i traditori – della famiglia, della patria, di Dio. Della patria umana sono traditori dal cuore ghiacciato quanti sputano fuoco su donne e uomini inermi. Infedeli, ci dicono. Ma certamente: infedeli, e vigorosamente di quel loro orrendo dio. Forse, in una ripresa di quell’orgoglio di cui sono imbastiti i francesi, forse riaccenderanno le luci per Natale. E la migliore sconfitta del buio che ha intriso loro e noi, stanotte, potrà essere – senza capi di stato – passeggiare a Natale lungo i tre kilometri del viale più bello del mondo, per riaccendere la speranza. La loro, e la nostra.