Ritornare

Ho avuto un’estate piuttosto impegnata. Ma qualche giorno di vacanza me li son presi, anche solo per ubbidire ai precetti di chi ti vuol ricordare che nessuno è indispensabile. Ma anche alla buona ragione che qualche distacco ravvicina meglio. E così mi son fatto le cinque giornate di Napoli. Cinque giorni su e giù per una città che è molte città. Una bellezza che sfianca e qualche disarmonia che respinge. Mescolate, neppure messe le une accanto alle altre. L’opprimente ponte della Sanità, che è il luogo più frequentato dai suicidi: e per cascare, con sofferenze racchiuse in attimi di disperazione, accanto alla chiesa di san Vincenzo, che è invece diventata luogo di un riscatto dei ragazzi del quartiere. Quando appunto alzi lo sguardo. Ma quando lo alzi, lo sguardo, t’accorgi che Dio ha…

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amicalità

Mi mancava, il buon odore della terra dopo un temporale; e questo vento che sibila tra i rami dei carpini, e l’ondeggiare dell’erba prima delle cadute delle falese, sui confini continentali della vecchia Europa. Non si ha bisogno di andare su Google – come si dice, intendendolo forse come un monte di conoscenza? – per combinare emozioni proprie con i versi di poeti che sono infissi nell’anima. In questi giorni di cambiamento del clima, dopo l’afosità di un’estate per altro benedetta, si può cogliere in maniera più sottile quanto avviene: come se i fiati affannati dell’estate finalmente lasciassero posto al respiro della mente. Che osserva e discerne persone e fatti. E se su di un fatto ne hai versioni diverse? La verità di quel fatto sta in colui cui decidi di credere: ma è una verità? o…

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