Ultimo giorno dell’anno, e scrivo mentre la sera di questi 365 giorni si avvicina. Non che sia quel trapasso che il più della gente si aspetta: rivoluzionario, e pieno di aspettative che proiettano verso un benessere senza più alcun malessere. No!; oggi è mercoledì e domani è giovedì: ma questo ce lo diciamo noi, in barba agli oroscopi che oggi ti dicono che dalla mezzanotte cambia la direzione dell’esistenza a seconda che Saturno s’aggiri o no nelle tue caselle. E infatti, all’interno di un oroscopo , le caratteristiche principali di questo pianeta gassoso sono la logica e la privazione: in altre parole, sarebbe la ragione senza sentimento. Saturno, che nella mitologia romana corrisponde al greco Kronos, il tempo, è spesso raffigurato come un vecchio: e dunque come ciò che è stato e sta passando? Boh!, ma potrebbe essere. Contrariamente tuttavia a quanto si può pensare, gli astrologi più o meno improvvisati – e le lettrici delle mani o delle carte che non sempre stanno accampate nelle roulottes zingaresche – ci dicono che non ha connotazioni necessariamente negative. Certo che si sente molto in esilio se passa in Cancro o in Leone, mentre si esalta se sta in Bilancia, e si deprime del tutto, lui, e deprime i malcapitati se incontra Ariete; se in Sagittario è portatore di onestà di fondo, e però indica spreco di energie per attività inconcludenti, in Pesci decanta umiltà, intuito e simpatia al positivo, ma anche una timidezza fino a rendere incapaci di sfruttare il proprio potenziale creativo. Eccetera eccetera per tutti gli altri segni zodiacali: così divulgano ì nostri aruspici. Non chiedetemi il perché di questi cambiamenti umorali di quel dio del tempo e anche dell’agricoltura, dato che non mi sono addentrato così tanto nello studio astrologico. Solo un passaggio in Internet tanto per curiosità: quella che non ho mai soddisfatto, e che tuttavia a ogni giro di boa annuale mi faceva chiedere perché. Perché la gente guarda in su fermandosi a metà, non volendo accettare che l’altra metà del Cielo ha scritto ben altro nello spirito corporeo di ciascuno: forza volontà e grazia. Non nego che ci possano essere peculiari influenze degli astri, per quel connubio innegabile che chiama Dio nella genetica dell’universo e del singolo; e che diventa in un certo modo la definizione primaria di religio: un vincolo che lega e avviluppa il tutto. Da cui discende la pietas; pietas, appunto: il sentimento che porta al riconoscere il mistero della propria e dell’altrui vita, comunque e nonostante; ma anche ad avere pietà, nel significato di compassione, per chi ne travisa la conoscenza. E qui arrivo al dunque, ma non doletevi se l’antipasto è stato più ampio del pranzo. (È successo a qualcuno in questo Natale di bloccarsi?, dopo: lasagne gialle al baccalà, bignè alla mousse di tonno, vellutata di zucca con frutti di mare, crostini rustici di polenta con prosciutto crudo, riso nero venere con gamberi, tavolozza di affettati con spicchi di grana, ciabatte alla parmigiana,tranci di quiche con gorgonzola pere e noci, vino bianco e rosso da alternare … il tutto nel menù, e nei piatti, sotto la voce antipasti: ne hanno patito sia il brodo con cappelletti sia l’arrosto del cappone natalizio, e persino il panettone della rinomata pasticceria sanfrancesco…). E dunque potrebbero essere tentati i miei lettori di fermarsi prima della morale, in questa sera dell’anno che si avvicina? Una morale che prende succo da uno scritto in questa rubrica, che avvertiva di quel selfismo compulsivo, che ha certamente risparmiato voi e me: quasi obbligati a dirsi sempre presenti, a mostrarsi per quello che appare, accanto a chi conta (?!), forse per esorcizzare quel che davvero si è, e non piace: fingere di essere. Sottrarsi è forse l’ augurio migliore: i superbi tramonti che hanno incendiato i nostri cieli in questi ultimi giorni di dicembre ricordano che l’arcobaleno nasce dalla pioggia alle spalle e dal sole davanti a sé. Congiuntamente. Che è poi la parabola della vita: sentire che il vespro nel suo farsi conduce alla domanda vera che non può mancare, domanda che cercata negli astri ti fa perdere l’unità tra ciò che è stato e ciò che può essere. 31