È bene che ce lo ricordiamo, il giorno dopo il primo anniversario. Perché sembra passata un’epoca, con il vento di Francesco papa. Oggi è il giorno dopo di un anno dopo. Benedetto papa lascia: il più alto atto di governo che potesse fare, riconoscendosi uomo in una fragilità che nessun crisma dell’alto può guarire. Più di tutti conscio degli ultimi tempi del suo predecessore – nei quali il “papato” non poteva più, per la paralizzante malattia, essere nelle sue mani, e dunque anni nei quali chi ha diretto la barca di Pietro non ne era investito – responsabile nella Chiesa di un servizio pieno che sentiva non essergli più possibile, Benedetto riconsegna la Chiesa alla Chiesa. Gesto di una grandezza per cui sarà ricordato nella storia: non costretto come Celestino V, grandeggia fin d’ora pur nel nascondimento dei giardini vaticani. Ma la risonanza allora non fu di riconoscimento unanime: una frangia, quanto ampia si rivelerà nei mesi successivi con il crescere dei “nemici” di papa Francesco, lo imputerà di tradimento. Un papa è per sempre (sarebbe della massima carità non ricordare la gaffe dell’exsegretario facente funzione di papa, quando proclamò che l’altro non scese dalla croce? o sarebbe massima carità ricordarlo, perché nessuno si nasconda dietro quell’exsegretario divenuto cardinale, per continuare in una idolatria del ruolo a scapito dell’obbedienza al Signore che ognuno deve, qualsiasi vocazione abbia?). E la foto del fulmine, sopra la croce della basilica? Quello che l’ha venduta, non vuoi pensare che sia stata ritoccata?, è stato un genio, prestando il fianco a quei fenomeni paranormali di cui alla fine si beano proprio quelli che vedono tradimento in un gesto di santità. — Ma è anche il giorno dopo della parola tradimento buttata addosso a Napolitano, il presidente di tutti gli Italiani: meno che mio, dicono i leghisti, subito seguiti a ruota dai lettori del giornale di famiglia. E non un anno fa, ma ieri. Avrebbe tradito perché è stato avveduto; ha tradito perché ha cercato di salvare il salvabile, in un  momento di bufera nazionale? Ma questo ce lo diciamo noi. Per loro, avendo corta la memoria (o falsificata a tal punto che la verità è una donzella da stuprare a volontà?) sarebbe stato traditore anche quando ha impedito che in quel novembre dell’11 si andasse a votare, in un momento in cui il capo della loro coalizione sarebbe stato asfaltato, ed oggi non sarebbe qui a risalire dalle ceneri delle loro poltrone. Siamo in tempi  non proprio belli: ci sono ditte delle demolizioni che sono molto brave nel loro mestiere; ma non gli affidereste la ricostruzione: non ne sono capaci. Ad oggi sono stati all’opera i demolitori: grillini leghisti forzitalisti sellisti dpsuicidi. La loro opera l’han fatta: ora chiamiamo altre ditte. Sennò ci ritroveremo a far di conto con nazionalismi e populismi che vogliono distruggere l’Europa per rinserrarsi nei loro orti: a riprendere le guerre di confine tra alto e basso Tirolo o tra Alsazia e Lorena. In attesa di qualche ducetto, di carriera comico, o con le medaglie di figlia di – come quella pasionaria a cui non si vergogna d’andare a braccetto quel lombardo attingente al lauto stipendio europeo (in euri) mentre sbraita che l’euro ci sta portando alla rovina: quello che gli diamo noi ci sta portando alla deriva. Al posto di un Presidente con la testa da generale, ci ritroveremmo sergenti con i piedi pesanti. Altro che tradimento.