Benedizione

- Eh sì, scrivo quando ho qualcosa da dire, e che urge. E se raccolgo il lamento generoso di chi vorrebbe la mia tastiera più tastata, tuttavia non mi viene di affrontare una lettera (queste lettere che mando daQui) a scadenza. È una questione di correttezza nei confronti di chi legge, oltre che di intelligenza della vita. Perché le nostre parole siano benedette, occorre che siano veraci. Cioè, cordiali. E in ricaduta fruttuosa. Un condividere per una finalità: quella di crescere insieme nel vero nel bello e nel buono. E se talvolta gli strumenti possono essere violenti – come si fa ad imputare una disonestà senza usare le maniere forti, le parole forti? ci si ricordi delle fruste usate da Gesù al tempio – lo sono perché rinascano verità e bontà e bellezza. Che è poi il senso di quel…

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L’odio

Roberta e Fabio. E Italo. Come si esce vivi da quel paese dell’odio che è diventato il web? Era sobrio, Italo, al momento dell’incidente. Non aveva assunto droghe. E non era scappato, anzi. Aveva cercato di prestare i primi soccorsi a Roberta, ed era stato lui stesso a chiamare le forze dell’ordine. Che i giudici dicano non esserci a norma di legge gli estremi per l’arresto, non arriva, e comunque non conta, in un paese dove è l’istinto da giungla la massima legge: il web continua a vomitare sentenze e insufflare stille di rabbia. Scrivono che sia figlio di un avvocato, ecco perché avrebbe scampato l’arresto. Mentre lui è figlio di due operai, con la madre licenziata per dismissione della fabbrica: è in cura all’ospedale perché non riesce più a dormire. Avverte l’odio che c’è nei suoi…

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